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Per Genova, qualità del costruito e progettazione partecipata al centro della rinascita del territorio

La Val Polcevera dopo il Morandi, un potenziale laboratorio di rigenerazione urbana

di Francesco Fantera | pubblicato: 18/06/2019
«Qualsiasi operazione dovrà tenere conto del parere degli abitanti che tanto hanno sofferto negli ultimi mesi e che vogliono poter dire la loro rispetto al futuro del proprio quartiere»
Carmen Andriani
La Val Polcevera dopo il Morandi, un potenziale laboratorio di rigenerazione urbana
«Qualsiasi operazione dovrà tenere conto del parere degli abitanti che tanto hanno sofferto negli ultimi mesi e che vogliono poter dire la loro rispetto al futuro del proprio quartiere»
Carmen Andriani

Se è vero che Genova non può fare a meno del collegamento autostradale sulla Val Polcevera, è altrettanto vero che mai come ora ci sono una serie di condizioni favorevoli all’impostazione di un grande processo di rigenerazione urbana che coinvolga tutta l’area. Ad esserne convinto non è solo il Comune, che poco più di un mese fa ha lanciato un concorso ad hoc per valorizzare e riqualificare due lotti dell’area sottostante all’infrastruttura parzialmente crollata, per un totale di 800mila mq (31 le proposte arrivate allo scadere della prima fase). Dello stesso avviso anche i costruttori, per voce del Vicepresidente Ance e Presidente di Ance Genova, Filippo Delle Piane. Sull’importanza di rendere la Val Polcevera (oltre 100mila abitanti) un vero e proprio laboratorio di rigenerazione urbana partecipata si è spesa anche Carmen Andriani, professoressa di architettura presso l’Università di Genova.

«Il cedimento di una sezione del Ponte Morandi ha messo in luce una complessità di problemi preesistenti» ha ricordato la Andriani durante un convegno promosso dalla rivista dell’Ance L’industria delle costruzioni. «La zona è stata sempre considerata come una sorta di retro urbano della città, una periferia ricca di realtà industriali che hanno portato lavoro ma allo stesso tempo hanno inquinato il territorio. La morfologia della zona ha da sempre caratterizzato il suo sviluppo, ma il Polcevera, vero e proprio elemento infrastrutturale, non è mai stato preso in considerazione nel ridisegno dell’area. Vista l’importanza nevralgica per tutto l’assetto dei trasporti del nord Italia e del corridoio europeo che porta fino a Rotterdam, nel piano regolatore del 2015 si era deciso di separare il traffico a lunga percorrenza da quello locale. Un intervento che non si è mai concretizzato».

Partecipazione. Un tema centrale per chi si occuperà della rigenerazione di tutta la valle è «quello di considerare in termini di visione complessiva: Genova si identifica con il suo porto e con il ponte. Questo comporterà un’attenzione particolare da parte dei cittadini anche nei confronti dei lotti sottostanti al futuro viadotto. Chi andrà a ridisegnare la Val Polcevera – ha sottolineato la Andriani – dovrà necessariamente raccordare i punti sensibili capaci a loro volta di innescare dei processi di rigenerazione del loro intorno. Il tutto senza dimenticare l’accessibilità della valle, cosa da non dare per scontata. Con un gruppo di lavoro, insieme agli stessi studenti, avevamo proposto di mantenere in piedi la parte sana del ponte e destinarla a piazza pubblica sopraelevata, un po’ come fatto a New York con la “High Line”. Resta un dato: qualsiasi operazione dovrà tenere conto del parere degli abitanti che tanto hanno sofferto negli ultimi mesi e che vogliono poter dire la loro rispetto al futuro del proprio quartiere».

Nel caso di Genova, il coinvolgimento della cittadinanza nei processi decisionali rispetto il futuro degli spazi pubblici è importante per due motivi. Non solo trasmette agli abitanti la consapevolezza di poter incidere realmente sul futuro di queste aree, «ma va anche incontro alla volontà dei residenti di tornare a vivere questi ambienti» ha messo in evidenza Delle Piane. «Per noi costruttori genovesi è fondamentale anche il “sotto” del Ponte Morandi. Fino a prima del crollo, avevamo un’infrastruttura che impattava sugli immobili e sull’organizzazione urbanistica degli spazi sottostanti. Da un punto di vista pratico, invece, la dolorosa decisione dell’abbattimento di alcuni edifici residenziali ha eliminato il problema della parcellizzazione della proprietà, elemento da non sottovalutare nell’ottica di interventi di rigenerazione urbana diffusi. La Val Polcevera ha tutte le caratteristiche per essere una palestra straordinaria dove dar vita a processi virtuosi che diano respiro tanto agli imprenditori edili, quanto agli abitanti che potranno partecipare in prima linea e influenzare la direzione che prenderanno i progetti. Il tutto, però, avrà bisogno di rientrare in una visione di medio lungo periodo rispetto la Genova del futuro che non potrà prescindere dalla qualità del costruito».

In copertina un'immagine della Val Polcevera prima del cedimento di una sezione del Ponte Morandi avvenuta il 14 agosto 2018.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tag: città; spazi pubblici; trasporti
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