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Festival Architettura in Città a Torino. Dialogo tra Fabrizio Barozzi e Giovanna Amadasi, responsabile programmi Hangar Bicocca

Sconfinamenti culturali: la seconda vita degli edifici dismessi

di Paola Pierotti | pubblicato: 16/07/2015
Gli artisti sono persone complesse e noi cerchiamo di valorizzare il loro rapporto con il cinema, la letteratura o con la musica. Gli artisti sono una sintesi di vari linguaggi e ci piace poter raccontare interessanti enciclopedie personali, portare a galla il background dei singoli e renderlo visibile
Giovanna Amadasi
Sconfinamenti culturali: la seconda vita degli edifici dismessi
Gli artisti sono persone complesse e noi cerchiamo di valorizzare il loro rapporto con il cinema, la letteratura o con la musica. Gli artisti sono una sintesi di vari linguaggi e ci piace poter raccontare interessanti enciclopedie personali, portare a galla il background dei singoli e renderlo visibile
Giovanna Amadasi

Fabrizio Barozzi è un architetto italiano under40 e con il suo studio EBV Barozzi Veiga ha vinto l’ultima edizione del Mies Van der Rohe, il più prestigioso premio di architettura europeo. Il riconoscimento è arrivato grazie alla nuova Filarmonica di Szczecin in Polonia, un progetto che è diventato rapidamente un edificio-simbolo della città, un’architettura in cui la gente si identifica e uno spazio ben utilizzato che integra musica, arte e spazi pubblici. Ebv ha base a Barcellona e i soci sono italo-spagnoli, in Polonia è stata ultimata la Filarmonica e dopo l’estate sarà posata la prima pietra del nuovo museo di Belle Arti di Losanna. Ebv non è solo l’esito di una generazione Erasmus, ma rappresenta l’identikit di uno studio europeo. “Sia per il progetto di Losanna che per Szczecin il nostro studio si è impegnato per realizzare edifici che vanno oltre il semplice fatto architettonico. I nostri progetti sconfinano – dice Barozzi – e costruiscono luoghi urbani. Pensiamo al paesaggio che si andrà a definire più che a interventi puntuali”.

A Losanna Ebv sta lavorando in un’area ferroviaria dismessa: per anni ci si è interrogati sulla sua valorizzazione e alla fine si è deciso di demolire alcuni fabbricati, liberare il sito e costruire una piazza pubblica collegata con la stazione dove saliranno tre musei. Ebv ha vinto il concorso per il masterplan e per il primo museo, e poche settimane fa sono state indette altre gare per gli altri due musei.

Costruire sul costruito, inventare nuove destinazioni d’uso e investire sulla cultura è una questione internazionale. Dalla Polonia, alla Svizzera all’Italia, i laboratori di successo si moltiplicano. Nel nostro Paese Milano è tra le città più attive su questo fronte: sono stati da poco inaugurati il Silos Armani e la Fondazione Prada ma da anni già funziona a pieno regime l’Hangar Bicocca voluto da Pirelli che fin dalla sua fondazione nel 1872 ha messo al centro della propria cultura d’impresa la ricerca culturale e artistica, la qualità e l’innovazione e ha investito sui talenti. Hangar Bicocca è uno spazio che ospita mostre di livello comparabile con quello dei grandi musei internazionali e Pirelli garantisce la gratuità, la continuità della programmazione artistica e l’offerta di attività e servizi per tutti i tipi di pubblico. “I progetti culturali nascono dall’identità architettonica degli edifici che non possono essere intesi soltanto come contenitori - spiega Giovanna Amadasi, responsabile dei programmi culturali e istituzionali di Hangar Bicocca -. Il direttore artistico Vicente Todolì ha accettato l’incarico per questa istituzione culturale con la precisa volontà di scegliere artisti e opere sulla base delle caratteristiche di questo spazio: non ci sarà mai in Bicocca una mostra con quadri appesi, in questi anni abbiamo avuto una netta predominanza di istallazioni audiovisive o sculture”. Amadasi si occupa del palinsesto delle attività collaterali alle mostre e sottolinea quanto sia importante connettere diversi saperi e punti di vista. Arte e architettura sconfinano nello spazio e interagiscono con altre discipline. “Spesso gli artisti sono persone complesse  – racconta Amadasi – e noi cerchiamo di valorizzare il loro rapporto con il cinema, la letteratura o con la musica. Gli artisti sono una sintesi di vari linguaggi e ci piace poter raccontare interessanti enciclopedie personali, portare a galla il background dei singoli e renderlo visibile”.

Barozzi e Amadasi sono professionisti che a diverso titolo si confrontano con i luoghi e la cultura. C’è chi trasforma e rende fruibili i contenitori e chi fa un lavoro di approfondimento scientifico e di divulgazione per avvicinare il pubblico ai contenuti. Entrambi sono interessati a riusare l’esistente, a confrontarsi con il contesto, ad abbattere limiti e proporre il dialogo come strumento di conoscenza.

A Losanna Barozzi interviene con un’operazione pubblico-privata in un’area che per anni è stata occupata da edifici per il ricovero e la pulizia dei treni. A Milano al posto di un ex fabbrica Breda l’operazione è già realtà, e dal 2012 la Fondazione Hangar Bicocca si sta affermando come laboratorio della creatività per tutti. “Anche nel week end lo spazio è vissuto da famiglie con i bambini: tutti ci considerano parte integrante del patrimonio pubblico anche se siamo una realtà completamente privata: Pirelli – spiega Amadasi - dopo anni di attività industriale alla Bicocca ha deciso di restituire qui un pezzo della propria identità”.

Fabrizio Barozzi. Polo museale a Losanna. (il video del Festival di Torino)

Giovanna Amadasi. L'Hangar Bicocca a Milano. (il video del Festival di Torino)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tag: cultura
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