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Si è concluso il concorso internazionale. Al primo posto il team guidato dall’architetto Sonia Calzoni

Una passerella trasparente aerea per il Secondo Arengario del Museo del Novecento

di Francesca Fradelloni | pubblicato: 12/07/2021
«C’è tanto di milanese in questo progetto: questo ampliamento accoglierà i “Novecenti” che l’arte ha saputo esprimere, perché il nostro polo museale accoglie e valorizza moltissime donazioni. Il nostro museo ha un autorevolissimo comitato scientifico, perché i musei sono anche centri di ricerca che custodiscono il patrimonio»
Filippo Del Corno
Una passerella trasparente aerea per il Secondo Arengario del Museo del Novecento
«C’è tanto di milanese in questo progetto: questo ampliamento accoglierà i “Novecenti” che l’arte ha saputo esprimere, perché il nostro polo museale accoglie e valorizza moltissime donazioni. Il nostro museo ha un autorevolissimo comitato scientifico, perché i musei sono anche centri di ricerca che custodiscono il patrimonio»
Filippo Del Corno

«Questo è un progetto - per rimanere in tema - da campioni d’Europa», ha commentato l’assessore all’Urbanistica, Agricoltura e Verde di Milano, Pier Francesco Maran, durante la proclamazione del vincitore per il secondo Arengario del museo del Novecento del capoluogo lombardo. Il team è guidato dall’architetto Sonia Calzoni, capogruppo, insieme a Pierluigi Nicolin, Ferdinando Aprile, Giuseppe Di Bari e Bruno Finzi.

«Il progetto è apprezzabile per la maturità e consapevolezza con cui tiene ampio conto delle esigenze museali e dei relativi servizi, valorizzando la preesistenza architettonica, il contesto urbano e garantendo il carattere pubblico e la permeabilità del piano terra del Secondo Arengario. La proposta presenta caratteri di concreta realizzabilità rispetto agli obiettivi del bando legati all’integrazione della fruizione museale del complesso degli Arengario». Con queste motivazioni la commissione giudicatrice ha fatto la sua scelta per ampliare il museo simbolo di piazza Duomo, con un incremento di oltre 1000 mq di spazi espositivi. Un ampliamento reso necessario grazie alla generosità della mecenate milanese Giuseppina Antognini che donerà 5 milioni di euro e un nucleo di preziose opere del XX Secolo.

Il museo conquista il secondo Arengario, occupato fino ad oggi da alcuni uffici comunali. Un’espansione architettonicamente esemplare che permetterà la nascita di un moderno e spettacolare complesso espositivo dedicato all’arte contemporanea.

«Milano non ha mai rinunciato a farsi avanti. La motivazione è sempre viva. Una città, nella sua complessità, merita tantissima cura. Tutti noi abbiamo un elenco di priorità, ma in questa necessaria attenzione per Milano, la cultura gioca un ruolo fondamentale. In questi preciso giorno in cui l’Italia alza la testa, il contributo di Milano alla ripresa culturale è importante», commenta il sindaco Giuseppe Sala.

Obiettivo del progetto è raggiungere una sintesi architettonica tra i due edifici gemelli in modo da formare un unico organismo. Due le soluzioni per il collegamento tra i due edifici. 
«La prima soluzione – racconta l’architetto Sonia Calzoni - prevede una passerella aerea, a quota 20 metri, all’altezza del terzo livello dei due Arengari, costituita da una trave reticolare fissata direttamente alle colonne laterali esistenti degli edifici. Questo intervento può essere considerato completamente reversibile. Il collegamento tra i due edifici avrebbe così le caratteristiche di un terzo esile ponte di attraversamento dell’asse piazza della Scala e piazza Diaz, complementare ai primi due costituiti dagli archiportali monumentali della stessa Galleria progettata da Giuseppe Mengoni. Vista dall’Ottagono della Galleria, la passerella si poggia sul tetto dell’edificio basso senza spezzare la vista della Torre Martini. Concepito come una sorta di proscenio, il progetto della passerella presenta un fronte rivolto a piazza Duomo caratterizzato da pareti leggere trasparenti e da una struttura specchiante convessa nella parte sottostante, in grado di riflettere gli scorci e i movimenti della piazza», spiega l’architetta. 

Il collegamento aereo garantisce un percorso continuo che, superata la sala apicale del primo Arengario, attraversa la passerella per scendere al piano terra delle nuove sale, risolvendo in questo modo l'unità museale e dando continuità al percorso dei visitatori. 
«La seconda soluzione, alternativa ma comunque realizzabile anche in presenza della passerella aerea, prevede la trasformazione di via Marconi in un atrio esterno del museo in diretto contatto con la città, una piazza-cortile in relazione con piazza Duomo. Questo spazio raccoglierebbe tutte le funzioni di passaggio e di scambio tra i due edifici, in modo da attuare in ogni caso la ricomposizione dei due Arengari in un unico organismo. In questo caso la fruizione museale delle sale del secondo Arengario avverrebbe dal basso verso l'alto. Il progetto propone quindi la riduzione delle barriere fisiche e la valorizzazione delle aiuole e aree verdi di piazza Diaz». Entrambe le soluzioni proposte confermano il principio di valorizzare la distinzione tra i quattro piani destinati alle zone espositive e museografiche e gli spazi del basamento. 

Per quanto riguarda il Secondo Arengario, il piano terra si configura come uno spazio in dialogo con via Marconi; nello spazio porticato, dove resterà garantito il transito per i passeggeri che del capolinea tranviario di via Dogana si dirigono in piazza del Duomo, troveranno spazio un bookshop aperto al pubblico e una caffetteria con tavolini, mentre nel mezzanino verrà realizzato un auditorium. I piani museali, che si trovano su 4 livelli ricavati sopra lo spazio porticato, potranno così ospitare oltre un centinaio di opere, con un percorso museologico che proporrà nuove letture e confronti a partire dagli anni Ottanta fino alle esperienze più attuali. Ai primi due livelli si trovano due sale equivalenti di circa 400 metri quadri, che consentono anche di esporre opere di grandi dimensioni, allestire installazioni, realizzare performance. I due livelli superiori ospiteranno invece l’opera di un protagonista della scena artistica internazionale che si porrà in dialogo con la Sala Fontana del Primo Arengario, anche per quanto riguarda lo scenario notturno. 

Dal punto di vista impiantistico, l’intervento, che prevede il completo rifacimento dei solai fuori terra ad eccezione del piano loggia, soddisferà i requisiti di edifici a energia quasi zero e otterrà la certificazione LEED anche attraverso l’allacciamento alla rete di teleriscaldamento. 

Come previsto dal bando, il progetto introduce inoltre trasformazioni nel museo del primo Arengario riguardo le strutture di servizio come guardaroba, servizi igienici, spogliatoio per il personale di sorveglianza al piano interrato, mentre viene aggiunto un laboratorio di conservazione delle opere in sostituzione di sale conferenze e deposito. Al piano terra viene modificato l'ingresso alle sale dedicato alle mostre temporanee tramite un collegamento più diretto che facilita l'accesso dopo l'acquisto del biglietto. L'ammontare delle opere risulta pari a circa 18,5 milioni di euro. 

Per Margherita Guccione, direttrice del MAXXI Architettura di Roma e presidente della commissione giudicatrice, un’esperienza intensa, svolta con armonia e con un serrato confronto. 

«C’è tanto di milanese in questo progetto: questo ampliamento accoglierà i “Novecenti” che l’arte ha saputo esprimere, perché il nostro polo museale accoglie e valorizza moltissime donazioni. Il nostro museo ha un autorevolissimo comitato scientifico, perché i musei sono anche centri di ricerca che custodiscono il patrimonio», precisa l’assessore alla Cultura, Filippo Del Corno

«Riprende una grande tradizione della città, qui sono nate le correnti internazionali, l’arte e la cultura sono un segno distintivo per Milano», spiega Annamaria Montaldo, direttrice del Museo del Novecento. «Il gesto meraviglioso di Giuseppina Antognini, fa partire una bella storia di rinascita e dal lavoro appassionato di quattro donne. Il nostro staff scientifico del museo, durante il lockdown di marzo 2020, ha iniziato a progettare e sognare per superare un momento difficile. È una storia di cultura, una storia di donne, una storia di rinascita». 

Per Marco Minoja, direttore direzione cultura «è un pensiero culturale sul futuro. Abbiamo messo al centro delle politiche culturali, la partecipazione il museo è per noi comunità. Questo ci fa essere una città con lo sguardo rivolto verso il futuro. È un progetto che ha declinato, in modo leggero e pulito, l’idea di un luogo speciale, di un contesto storico che però ha sempre accolto le trasformazioni».   


Il progetto vincitore è stato selezionato tra le 130 proposte arrivate nell’ambito della procedura di concorso, in due gradi in forma anonima, avviata con la piattaforma telematica Concorrimi.it, sviluppata dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano insieme al Comune di Milano e all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano. 

«È fondamentale – spiega Paolo Mazzoleni, presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano - che occasioni così importanti siano gestite attraverso il concorso di progettazione. Un approccio al progetto meritocratico e, allo stesso tempo, una strada che permette all’Amministrazione, oltre ad avere buona architettura, anche di procedere attraverso un percorso pubblico, un tracciamento trasparente di tutto l’iter. Nonostante tutto questo, nel nostro Paese lo strumento del concorso non è, lo strumento privilegiato per le opere pubbliche. Per questa ragione ormai sette anni fa, ci siamo inventati con l’aiuto fondamentale del Comune di Milano, questo strumento che si chiama Concorrimi. Una cosa molto semplice: una piccola piattaforma informatica e un bando tipo testato e verificato che permette di organizzare i concorsi. Così la strada è diventata in discesa, tanto in discesa che in 7 anni abbiamo fatto 53 concorsi in tutta Italia, in 22 comuni e 10 regioni. Più di 1000 i partecipanti, con età media di 40 anni, dei vincitori intorno ai 35 anni».

 

Immagine di copertina: render di progetto. Cortesia del Comune di Milano

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Tag: città; cultura
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