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Da Singapore ad Amsterdam, da Bologna a Pechino, casi che fanno tendenza

Ospitalità per i giovani, come e dove nascono gli ostelli di ultima generazione

di Milena Rettondini | pubblicato: 20/09/2017
Ospitalità per i giovani, come e dove nascono gli ostelli di ultima generazione

Coniugano comfort e design, senza trascurare il risparmio economico. Sono gli ostelli di ultima generazione, dove dormire a poco prezzo non vuol dire accontentarsi di un letto all’interno di una camerata angusta e poco accogliente. Spesso nate da interventi di riqualificazione edilizia, le nuove strutture ricettive prendono ispirazione dal contesto in cui sono inserite, valorizzandolo. Ad Amsterdam ad esempio l’ostello ha preso il posto di un museo zoologico, in Oregon la struttura ricettiva ha dato vita a un edificio che era stato hotel per marinai, ospedale e in ultima battuta anche una sala da ballo. 
 
Tra le più moderne c’è il COO Hostel di Singapore disegnato dallo studio Ministry of Design, vincitore del premio AHEAD Asia 2017, che ogni anno premia i migliori hotel di design del mondo. “Abbiamo voluto creare un luogo che fosse economico ma con uno stile di alta qualità - spiegano i progettisti -, in particolare abbiamo pensato alle nuove generazioni, ai millenials, che si spostano frequentemente ma che hanno un budget ristretto”. L’ostello, che conta 11 camere per un totale di 68 letti, è inserito in un’area urbana costruita tra gli anni '30 e '50, inizialmente destinata ad abitazioni sociali e che ora ospita bar e ristoranti alla moda. 
 
A Portland, in Oregon, lo studio Integrate Architecture ha rigenerato nel quartiere di Chinatown un palazzo del 1881, utilizzato inizialmente come hotel per i marinai, successivamente come ospedale e infine come sala da ballo cinese, chiuso definitivamente nel 1975. Grazie all’investimento privato di un costruttore locale l’edificio è stato ristrutturato e riaperto nel 2016 con il nome di “The Society Hotel”, conservando alcuni riferimenti delle precedenti attività, come la scritta in cinese sull'insegna esterna. La struttura, landmark storico della città, oggi ospita su 4 piani 38 camere private e, al piano terra, l’ostello vero e proprio, con una stanza dormitorio che può accogliere fino a 24 persone. 

E ancora The Together Hostel a Pechino. Un grande open space di 800 mq progettato dallo studio cinese Cao Pu, dove al posto dei classici letti a castello sono state posizionate le sleepbox, strutture a forma di tenda, singole e doppie, costituite da una intelaiatura in legno e pareti in policarbonato. “Ci siamo ispirati per il concept ai festival musicali dove la gente va per stare insieme, e per la struttura ai campeggi, dove le persone dividono cucina, bagni, e camere da letto in un unico spazio comune all’aperto” affermano gli architetti di Cao Pu studio. Dotate di prese elettriche, luci ed un materasso, in alcuni casi le sleepbox sono state sovrapposte per creare stanze per gruppi di amici. 

Restando a Pechino, si chiama Micro Hutong l’ostello disegnato da ZAO/standardarchitecture, 35mq su due livelli. Al piano terra si trovano una cucina, due bagni, due corridoi e una zona comune realizzata in una piccola corte interna, aperta sia agli ospiti che al vicinato. Una scala in legno conduce al piano superiore, dove si trova una stanza dormitorio, un’area studio e una terrazza. Il progetto è stato concepito per inserirsi perfettamente negli spazi angusti delle piccole strade tradizionali della Pechino storica, chiamate hutong, da dove prende il nome anche l’ostello.
 
Per il brand Generator Hostel, Design Agency e IDEA hanno invece curato gli interni della quattordicesima struttura del gruppo, questa volta ad Amsterdam. Situato all’interno di un edificio che ospitava in precedenza un museo zoologico, il nuovo coloratissimo ostello conta ben 168 camere. I due studi che hanno curato gli interni hanno scelto di mantenere in alcune zone gli elementi del museo, come l’auditorium ora trasformato in area comune, affiancandoci prodotti di design e un arredamento che richiama la cultura folcloristica olandese. 
 
E in Italia? Tra le novità c’è quella del capoluogo emiliano, dove a pochi passi della stazione ferroviaria, in zona Bolognina, c’è We Bologna, il primo esempio italiano di ostello con funzioni anche di studentato. Il progetto, realizzato da Weg Studio nel 2015, nasce dalla trasformazione del vecchio Ferrhotel, una struttura che originariamente conteneva case-alloggio per i ferrovieri. Negli stessi spazi, ora ci sono 62 camere per studenti da due letti con bagno e 30 per viaggiatori e turisti da quattro letti con bagno. 

 

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Tag: arte; città; spazi pubblici
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