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Gestione virtuosa dei materiali e comunicazione delle best practice italiane

Circolarità in cantiere: dall’iniziativa di Thomas Rau alle proposte dell’Ance

di Francesco Fantera | pubblicato: 28/02/2019
«La convinzione culturale sull’opportunità di passare ad un’economia circolare sta crescendo, ma per favorirla servono gli strumenti»
Filippo Delle Piane
Circolarità in cantiere: dall’iniziativa di Thomas Rau alle proposte dell’Ance
«La convinzione culturale sull’opportunità di passare ad un’economia circolare sta crescendo, ma per favorirla servono gli strumenti»
Filippo Delle Piane

Produzione, consumo, recupero, riutilizzo. Queste le quattro parole chiave dell’economia circolare, un modello di sviluppo reso l’unico percorribile dallo sfruttamento intensivo delle risorse del nostro pianeta. Un discorso ampio che abbraccia tutte le attività produttive, compreso il settore delle costruzioni. Un comparto che avrebbe bisogno di un ripensamento delle dinamiche contrappositive dalle quali è caratterizzato e che, dallo sviluppo di una filiera in grado di gestire il processo dall’inizio alla fine, potrebbe trarre solo benefici. Il tutto in un’ottica di ripresa, visti anche i risultati dello studio dell’Osservatorio congiunturale dell’Ance.

A sottolinearlo i relatori intervenuti al convegno organizzato dal Centro Materia Rinnovabile e da Edizioni Ambiente, e ospitato in Campidoglio dal Comune di Roma. Rappresentanti dei costruttori, esponenti del mondo imprenditoriale e della pubblica amministrazione hanno raccontato best practice e proposto iniziative per portare l’economia circolare in edilizia. Importante anche il contributo internazionale dell’architetto Thomas Rau, che nell’occasione ha presentato il suo libro “Material Matters”: un volume ricco di spunti e proposte concrete per cambiare il paradigma che, in edilizia, vede i materiali utilizzabili una sola volta.

Si tratta, tuttavia, di una trasformazione già in atto e guidata dall’innovazione tecnologica che garantisce la presenza sul mercato di prodotti dal minore impatto ambientale e dalle maggiori prestazioni. Qual è quindi l’elemento mancante? «Fra i principali problemi – ha sottolineato Filippo Delle Piane, Vicepresidente dell’Ance – c’è quello della dimensione delle nostre imprese, anche perché il cambio di mentalità è iniziato nonostante viviamo in un Paese dove vivere su una sponda o l’altra di un fiume è in grado di generare campanilismi. La convinzione culturale sull’opportunità di passare ad un’economia circolare sta crescendo, ma per favorirla servono gli strumenti. Quali? Le leggi». «In questo senso – ha ribadito Regina de Albertis, presidente dei Giovani Ance – è necessario un passaggio normativo per la classificazione dei materiali in uscita dai cantieri. Va fatto un ragionamento di circolarità nello stesso edificio e fin dalla fase progettuale. Il coinvolgimento del soggetto pubblico però è centrale per evitare che ognuno segua la propria strada. Poiché le regole e gli obiettivi con cui la PA ha a che fare sono diversi da quelli dei privati, anche in situazioni favorevoli si ha difficoltà a dialogare. Il connubio con il settore pubblico è fondamentale, anche per gestire la stessa economia circolare».

Una best practice privata. Viste le difficoltà segnalate, in Italia è davvero possibile realizzare interventi virtuosi? «Nel nostro caso – ha raccontato Edoardo Vernazza, presidente del consiglio di amministrazione della San Colombano Costruzioni – siamo riusciti a dar vita ad una filiera circolare fra due cave di marmo e un’azienda, tutte di nostra proprietà. Questo elemento chiaramente ci ha reso le cose più facili dal punto di vista della collaborazione fra i diversi soggetti, ma non è stato comunque facile. In sostanza abbiamo dato vita ad un ciclo che parte dai residui ottenuti delle operazioni di lavorazione del marmo che vengono poi reimpiegati per dar vita a prodotti edilizi. Se si considera che solo nella zona di Massa Carrara ogni anno vengono generate oltre 80 milioni di tonnellate di detriti, si capisce come il loro reintegro nella filiera potrebbe dar vita a nuove filiere riducendo allo stesso tempo l’impatto ambientale derivante dal loro smaltimento e generare nuovi posti di lavoro».

Una best practice pubblica. «A Ferrara la PA si è posta il tema della sostenibilità nel recupero del cosiddetto palazzo degli specchi – ha evidenziato Diego Carrara, direttore dell’Acer di Ferrara – un vecchio direzionale completato ma mai utilizzato che nel tempo è diventato una fonte di degrado per il tessuto urbano circostante. Il progetto, che prevede social housing e residenze per studenti, porterà anche ad un intervento pubblico per rafforzare la socialità dell’area. Nel 2017 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa contenente anche dei criteri ambientali che prevedevano clausole come il riuso dei materiali risultanti dalla demolizione. In questo modo siamo riusciti ad avviare oltre il 90% delle risorse al processo di edilizia circolare. Sempre sul tema della sostenibilità, abbiamo anche minimizzato i trasporti necessari allo smaltimento, con il 99% che è stato portato in centri di raccolta entro 44 km dal cantiere».

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Tag: città; industria; salute; spazi pubblici
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