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Un luogo simbolo del saper fare italiano, la sede storica di Nicky Chini a Milano, riunisce e rappresenta la forza imprenditoriale del nostro Paese

Una nuova casa-bottega per Confindustria Moda

di Donatella Bollani | pubblicato: 28/05/2018
"Quest’opera è un segno tangibile dell’italianità. Il nostro Paese rappresenta l’eccellenza artigiana nell’immaginare, creare e far sognare i consumatori"
Claudio Marenzi
Una nuova casa-bottega per Confindustria Moda
"Quest’opera è un segno tangibile dell’italianità. Il nostro Paese rappresenta l’eccellenza artigiana nell’immaginare, creare e far sognare i consumatori"
Claudio Marenzi

Lo scorso 15 maggio è stata inaugurata la nuova sede che accoglie tutte le associazioni - AIMPES, AIP, ANFAO, Assocalzaturifici, Federorafi, SMI e UNIC (Unione Nazionale Industria Conciaria) - che concorreranno allo sviluppo di Confindustria Moda. Un settore, quello del Tessile, Moda e Accessorio (composto da calzature, concia, pelletteria, pellicceria, occhialeria, oreficeria-gioielleria e tessile-abbigliamento), che nel 2017 ha presentato una di crescita del fatturato pari al +3,2% confermando un valore del mercato di 94,2 miliardi di euro (dati di pre-consuntivo).  

L’importanza strutturale del comparto produttivo ha trovato una nuova casa nella storica sede del marchio Nicky, rivisitandolo in chiave contemporanea per consentire una piena interoperatività e sinergia tra le diverse anime della Federazione. Nel 1941 la rivista Domus (N. 186, dicembre 1941, pp-1-15) dedicava un lungo articolo alla casa-laboratorio di Nicky Chini. Personaggio straordinario che aveva determinato con i suoi ferrei desiderata la forma dell’edificio (che ospitava sia la residenza che i laboratori), la distribuzione degli spazi e il progetto degli interni degli spazi abitati. Come egli stesso dichiarava: “Un Chini ha sempre avuto la sua casa sui suoi laboratori, la sua casa è una cosa sola col suo lavoro: cravatte, abbigliamenti sportivi, profumi. La sua casa, dov’egli vive, continua ad essere il suo primo laboratorio”. 

Il progetto dell’edificio, degli architetti Giuseppe Calderara e Tito Bassanesi Varisco, in quegli anni da poco laureati e autori del confinante Gruppo Rionale Fascista di Corso Sempione, non lasciava dubbi: una adesione incondizionata allo stile razionalista. La grande vetrata decorata, su richiesta del committente, prese il posto della fascia in vetrocemento prevista in facciata. Le enormi lastre in cristallo di forte spessore decorate a getto di sabbia e acidate – che ancora si possono vedere – erano state disegnate da Vendrame e prodotte da Fontana Arte, manifattura diretta da Pietro Chiesa e Gio Ponti, direttore della stessa rivista Domus.

La vetrata e il vano scale, rivestito in marmo nero e impreziosito da due sculture di Stefano Locatelli, ricordano le origini architettoniche dell’edificio; perfettamente conservati sono anche i fronti dell’edificio, che accolgono e introducono ai nuovi spazi progettati dallo studio di architettura Il Prisma.
 
L’architetto Arianna Palano, team Leader della Business Unit Workshpere che ha seguito il progetto insieme a Sandra Wenzel e Santiago Trujillo, ha lavorato alla definizione di uno schema ricorrente, sempre uguale, la cui regolarità generasse, nell’insieme, un risultato sempre diverso. La metafora degli schemi ricorrenti, in un microhabitat formato da parcelle uguali, ben rappresenta lo spirito della Federazione. "Quest’opera è un segno tangibile dell’italianità - ha commentato Claudio Marenzi, Presidente di Confindustria Moda -. Il nostro Paese rappresenta l’eccellenza artigiana nell’immaginare, creare e far sognare i consumatori; con questo cambio di sede stiamo dimostrando anche la forza del fare, e bene, attraverso la nostra unione e la casa comune allestita in tempi record".

Molti i richiami al passato e altrettanto significativi gli sforzi di preservare questo palazzo storico con interventi mirati a riproporre i materiali originari, riemersi in parte durante i lavori: legno, vetro, finiture con effetto pietra, come i marmi riscoperti ai piani che ospitavano la residenza privata di Chini. 

Dove un tempo si trovavano laboratori e magazzini, il progetto de Il Prisma propone una connotazione spaziale contemporanea, più aperta, secondo le nuove logiche lavorative, anche per ottimizzare le connessioni tra le tutte le associazioni di categoria che la Federazione accoglie.

Tra i diversi piani si alternano uffici, spazi per la pausa e formal meeting collegati da corridoi che definiscono uno sviluppo dinamico e sempre diverso grazie al gioco di prospettive spezzate delle ampie pareti vetrate e dei setti opachi. L’ampio seminterrato è molto versatile e gli spazi sono stati progettati per accogliere eventi estremanente diversi tra loro: incontri istituzionali, workshop, passerelle per le sfilate, convegni e rappresentazioni.

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Tag: città; uffici
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