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Intervista ad Angotti, direttore commerciale dell’Engineering con base a Torino. Consegnato ad Expo il padiglione Vanke, al lavoro anche per Cina, Lituania e Algeria

Bodino: "Facciamo un lavoro sartoriale. Portiamo innovazione nel progetto e nella produzione"

di Paola Pierotti | pubblicato: 04/03/2015
"Abbiamo un’attenzione maniacale per il dettaglio. Spingiamo sulla qualità e non abbiamo quel carattere tipicamente speculativo di chi fa impresa. Siamo una grande società di ingegneria e una società di produzione. Facciamo solo prodotti unici: tutto quello che non esiste sul mercato. Non andiamo a comprare materiali seriali"
Riccardo Angotti
Bodino:
"Abbiamo un’attenzione maniacale per il dettaglio. Spingiamo sulla qualità e non abbiamo quel carattere tipicamente speculativo di chi fa impresa. Siamo una grande società di ingegneria e una società di produzione. Facciamo solo prodotti unici: tutto quello che non esiste sul mercato. Non andiamo a comprare materiali seriali"
Riccardo Angotti

Il gruppo immobiliare cinese Vanke ha consegnato per primo il suo padiglione a Expo: un progetto disegnato da Daniel Libeskind e realizzato al 100% dalla italiana Bodino Engineering di Torino. "Ne siamo orgogliosi - ha detto il project manager Riccardo Fossati alla cerimonia di consegna, presente il presidente di Vanke, Wang Shi -. Dal punto di vista ingegneristico era di una difficoltà unica. Libeskind lo ha concepito come una grande scultura, abbiamo dovuto produrre pezzo per pezzo".

Il design si è ispirato alla Montagna Sacra della Cina che è stata stilizzata e riprodotta in una struttura ricoperta da 4.200 piastrelle rosse in grado di cambiare sfumatura e colore a seconda della luce, come fossero “scaglie" che ricordano le squame di un serpente.

"Abbiamo cominciato i lavori a giugno e siamo riusciti a concludere il lavoro in dieci mesi - ha spiegato Fossati -. E' un record di cui siamo fieri, anche perché i problemi realizzativi sono stati molteplici. Basti pensare che in tutto l'edificio non vi è una sola linea diritta". L'edificio-scultura ha richiesto la realizzazione di una serie di pezzi unici che andavano di volta in volta assemblati. "Ogni pezzo è stato pensato e ingegnerizzato 'ad hoc', e non credo che fuori dall'Italia vi siano molte manovalanze in grado di farlo” ha sottolineato Fossati, precisando che al progetto hanno lavorato 15 architetti, di cui quattro specialisti in modellazioni in 3D. A completare il lavoro ci hanno poi pensato 30 persone rimaste in cantiere con doppi turni per nove mesi, inclusi i giorni festivi.

Vanke è solo uno dei progetti seguiti da Bodino Engineering che per Expo 2015 è stato coinvolto per il padiglione della Repubblica Popolare cinese, per l’Algeria, la Lituania e la terrazza Martini sulla copertura del Padiglione Italia.“Per il padiglione della Cina l’incarico è arrivato direttamente dal commissario del padiglione promosso dal CCPIT China Council for the Promotion of International Trade, per Vanke siamo stati coinvolti dalla società di project management J&A che è il general contractor del progetto e Bodino si è occupato della realizzazione dell’edificio. Per la Repubblica cinese e per la Lituania Bodino Engineering ha vinto due gara d’appalto - spiega Riccardo Angotti, direttore commerciale dell’azienda - e per la Lituania siamo general contractor dell’operazione. Per l’Algeria Bodino è stata incaricata dal commissario generale per fare l’allestimento all’interno di un Cluster. Ancora, per Martini Rossi siamo general contractor e ci occupiamo dell’allestimento cavi in mano”. Incarichi e ruoli diversi dove la società torinese ha potuto mettere in campo know how, tecnica e capacità gestionale.

Angotti, qual è stata la strategia di procurment per Bodino Engineering per arrivare al cantiere Expo?
Come azienda siamo riconosciuti ormai a livello internazionale nella produzione di strutture per allestimenti e nella realizzazione di padiglioni, abbiamo partecipato a numerose gare d’appalto e una volta superata la preselezione siamo stati invitati a presentare offerte economiche per gli appalti concorso. Abbiamo partecipato anche a gare con offerte economicamente vantaggiose dove c’erano da proporre migliorie tecniche. In alcuni casi siamo stati contattati anche dagli architetti. Molte gare le abbiamo vinte, altre no, come nel caso della Svizzera e del padiglione degli Emirati Arabi dove siamo arrivati secondi.

Avete consegnato il padiglione per Vanke e state realizzato per la Cina anche il padiglione del paese. Come sarà quest'altro?
E’ il più complesso per le geometrie e per la stratificazione di materiali, e di conseguenza per la gestione del cantiere. Noi come Bodino abbiamo re-ingegnerizzato il progetto che ci è stato dato, l'abbiamo adattato dal punto di vista tecnico e normativo, sviluppato pensando che dovrà essere smontato in tutte le sue componenti.

Bodino progetta e produce. Che rapporto ha in queste commesse con le più ordinarie imprese edili?
Abbiamo un approccio diverso, un’attenzione maniacale per il dettaglio. Spingiamo sulla qualità e non abbiamo quel carattere tipicamente speculativo di chi quotidianamente fa edilizia. Siamo una grande società di ingegneria e una società di produzione: tutto quello che sviluppiamo lo produciamo anche. Facciamo solo prodotti unici: tutto quello che non esiste sul mercato. Non andiamo a comprare materiali seriali.

Complessivamente quanta attività in Italia e quanta all’estero?
Fatto 100 il volume di lavoro, 70% all'estero e 30 in Italia. Non abbiamo confini geografici, partecipiamo a gare di diverso tipo, curiamo tutti gli aspetti da quelli architettonici, a quelli impiantistici, diamo servizi post-vendita e studiamo l’assistenza in fase di manutenzione.

Quante professionalità ha in cantiere per Expo oggi Bodino?
In cantiere oggi ci sono 140 persone impegnate in una serie di strutture tecniche dedicate. Il lavoro in cantiere per noi come per le altre aziende coinvolte si dilata e si comprime a seconda delle lavorazioni. Ora sono in ottimo stato di avanzamento tutti i cantieri, manca la terrazza Martini per quanto ci riguarda. Il picco ci sarà tra un mese quando tutti saranno in chiusura e le delegazioni entreranno negli spazi. A quel punto sarà il caos.

Preoccupati?
No, noi siamo allenati, in questo momento Bodino Engineering è anche a Basilea dove il 20 marzo si inaugurerà la fiera mondiale dell’orologeria: lì stiamo gestendo progetti di dimensione analoga ma di maggiore complessità, solo che in quel caso gli stand sono al coperto.  Abbiamo una quotidianità che esula da Expo, anche se l’evento milanese per noi ha cubai circa il 25% del volume dell’azienda.

Quante persone lavorano per Bodino Engineering?
Tra produzione e ufficio tecnico siamo circa 160 unità con un quartier generale a Torino e altre sedi in Svizzera, a Londra, in Marocco e due sedi commerciali a Roma e Milano.

Volume d’affari?
Il 2015 si chiuderà con un fatturato dell’ordine dei 45-50 milioni. Il +25% dato da Expo sta a cavallo tra 2014 e 2015.

Bodino non è una società di ingegneria come le altre. Ci spiega il vostro valore aggiunto?
Facciamo un lavoro sartoriale. Lavoriamo per portare innovazione. Costruiamo strutture speciali, rivestiamo musei, palazzi, in legno o vetro. Abbiamo lavorato per Renzo Piano all’Auditorium di Roma, alle Albere di Trento e per l’unità abitativa di Vitra Museum; abbiamo collaborato con Daniel Libeskind e Grimshaw Architects, con quest’ultimo abbiamo realizzato una serie di sculture da dislocare nel territorio londinese e abbiamo dato allo studio di architettura un supporto tecnico. Facciamo architettura temporanea e permanente.

Expo è un laboratorio di innovazione?
Per noi è un capitolo di un lavoro che facciamo da anni, non ci sono particolari sorprese, i padiglioni delle fiere mondiali sono tutti tecnologicamente sempre più avanzati, fa parte del nostro mondo. Sicuramente ci concentriamo sul dare il massimo in ogni progetto, studiando i materiali e il loro utilizzo, snaturando a volte l’uso canonico e seguendo l’evoluzione della tecnologia. Quando si fanno prodotti unici bisogna conoscere le ultime cose uscite sul mercato.
 

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