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Il nuovo rapporto ICity Rank per il 2019 di FPA conferma il divario tra nord e sud del Paese: la prima, al 37° posto, è Cagliari

Milano top tra le città smart, Firenze e Bologna a poca distanza

di Elena Pasquini | pubblicato: 26/11/2019
Chiave di volta nel percorso verso la smart city è la capacità di incrociare i dati e le informazioni dei territori e utilizzarle per rispondere in maniera tempestiva e prendere decisioni mirate, tenendo insieme operatori pubblici e privati
Gianni Dominici
Milano top tra le città smart, Firenze e Bologna a poca distanza
Chiave di volta nel percorso verso la smart city è la capacità di incrociare i dati e le informazioni dei territori e utilizzarle per rispondere in maniera tempestiva e prendere decisioni mirate, tenendo insieme operatori pubblici e privati
Gianni Dominici

Sei dimensioni urbane interessate da processi di innovazione, oltre 250 variabili sintetizzate in oltre 100 indicatori, 107 comuni capoluogo. L’ICity Rank 2019 di FPA, società del gruppo Digital360, fotografa la situazione delle città italiane nel percorso per diventare intelligenti e sostenibili. Più vivibili.

La graduatoria - Milano si conferma per il sesto anno consecutivo la città più smart d’Italia, in prima posizione per solidità economica e mobilità sostenibile. Ma Firenze e Bologna, in seconda e terza posizione riducono il divario rispetto al capoluogo lombardo, superandolo su alcuni indicatori. Il capoluogo toscano è al primo posto nella qualità sociale e trasformazione digitale mentre sotto le due torri si è avanti a tutte concorrenti per capacità di governo. Bergamo, Torino, Trento, Venezia, Parma, Modena e Reggio Emilia completano la classifica delle prime dieci smart city italiane, con risultati paragonabili al terzetto di testa in molti degli indicatori analizzati. Trento è prima in tutela ambientale e terza per solidità economica; Venezia seconda per mobilità sostenibile, Modena quarta per trasformazione digitale.
Nessun progresso per Roma, invece, piantata in 15ma posizione e piuttosto indietro su capacità di governo (29°) e nella solidità economica (30°).

 

Nord e Sud - Neanche una delle prime trenta città in classifica tiene alta la bandiera del Mezzogiorno e delle isole, confermando il divario tra le due aree del Paese. La prima è Cagliari, al 37mo posto, che guadagna sei posizioni rispetto al 2018. Pescara, Bari e Lecce si allontanano dalla parte bassa della classifica mentre gli altri 34 capoluoghi del Sud popolano le ultime 38 posizioni. Crotone la peggiore, preceduta da Vibo Valentia, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Trapani, Foggia, Catanzaro, Reggio Calabria, Isernia e Brindisi.

Gli indicatori - Una città è smart se sa creare opportunità di lavoro e innovazione del sistema, se sa sviluppare il trasporto pubblico e ridurre l’impatto del traffico veicolare. È smart se pensa alla tutela ambientale e alla qualità sociale insieme a legalità e sicurezza. Anche per questo le città metropolitane faticano in materia di capacità di governo mentre elevati risultati nell’impiego di strumenti di innovazione amministrativa spingono in alto le città dell’Emilia-Romagna, che occupano sei posizioni su dieci.

App municipali, trasparenza digitale ma anche accesso alla banda larga, tecnologie di rete e social Pa sono forse l’aspetto più immediato nell’immaginario collettivo rispetto al termine smart. Sono alcuni degli indicatori sotto il più ampio cappello della trasformazione digitale, area nella quale si dimostra che anche centri di dimensione intermedia possano raggiungere risultati d’eccellenza. Top Modena, Bergamo, Brescia, Parma e Trento, e ottime le performance settoriali di Bolzano (prima nell’indicatore IoT e tecnologie di rete) e Pisa (leader per i servizi online).

Al centro l’uso dei dati - «Le tre città più smart sono anche le prime tre nella graduatoria dedicata alla trasformazione digitale, a dimostrazione di come le nuove tecnologie possano dare una spinta importante all’evoluzione intelligente delle città - afferma Andrea Rangone, Ceo di Digital360 - Ma solo quelle che aranno capaci di utilizzare consapevolmente le nuove tecnologie di analisi dei big data che esse stesse producono diventeranno più competitive sia come luoghi di residenza che di produzione». Concorda Gianni Dominici, direttore generale di FPA: «e volessimo individuare una chiave di volta nel percorso verso la smart city, questa sarebbe certamente la capacità di conoscere e analizzare cosa avviene sui territori, incrociando i dati e le informazioni che arrivano dalle fonti più diverse, e utilizzandole poi per rispondere in maniera tempestiva e prendere decisioni mirate. Oggi non si può pensare di governare una città in maniera intelligente se non si possono governare i dati, attraverso processi che mettano insieme gli operatori pubblici e quelli privati che li producono e li detengono».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tag: città
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