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Infrastruttura digitale realizzata da Alkemy e Dgi per un progetto architettonico di Foster + Partners

Sharjah, know how italiano per la House of Wisdom, prima biblioteca phygital dell’emirato

di Chiara Brivio | pubblicato: 19/01/2021
«House of Wisdom rappresenta l’archetipo by design di come i musei e le istituzioni culturali possano continuare ad erogare i propri contenuti e servizi anche a porte chiuse»
Duccio Vitali
Sharjah, know how italiano per la House of Wisdom, prima biblioteca phygital dell’emirato
«House of Wisdom rappresenta l’archetipo by design di come i musei e le istituzioni culturali possano continuare ad erogare i propri contenuti e servizi anche a porte chiuse»
Duccio Vitali

Un pezzo di Italia a Sharjah. Nella capitale dell’omonimo emirato è stata recentemente aperta la prima biblioteca e centro culturale “phygital” del paese, la House of Wisdom. Un progetto architettonico firmato dallo studio inglese Foster + Partners, ma il cui concept e user experience sono opera di Alkemy spa e della sua controllata Design Group Italia (Dgi). Una nuova esperienza, a metà tra il fisico e il digitale, che caratterizza i 12mila mq di questo nuovo luogo di sapere in Medio Oriente, commissionato da Shurooq, l’Authority di investimento e sviluppo di Sharjah.

Il concept di Alkemy, fanno sapere dal gruppo, considera la biblioteca non come un semplice spazio fisico in cui fruire della cultura, ma di una vera e propria “destinazione” legata ad un’innovativa user experience, che vuole spingere la conoscenza al di là dei limiti posti dai confini di un edificio. Partendo dall'idea che proprio la cultura sia cross-culturale e alla portata di tutti, e quindi frutto da una contaminazione tra esterno ed interno, continuano da Alkemy, sono state definite delle linee guida in termini di design applicato alla content strategy, che permettessero l’ideazione e la progettazione di un’infrastruttura digitale, quest’ultima realizzata in collaborazione con il partner locale Injazat Data System. Nelle parole di Sigurdur Thorsteinsson, partner di Dgi, «House of Wisdom vuole aprirsi al mondo facendo propria una conoscenza che non vede confini, ma che si nutre dello scambio culturale, rendendo disponibili da un lato spazi fisici e virtuali con cui i visitatori possano interfacciarsi e dall’altro sollecitando il confronto, la socializzazione e lo scambio culturale tra gli utenti stessi».

Si va quindi dai vari touch point disseminati all’interno della biblioteca, fino alla app che permette di diventarne membro e di esplorarne i vari spazi su una mappa interattiva. I servizi? Vanno dalla richiesta e prenotazione di volumi, alla partecipazione ad eventi e mostre, oltre alla possibilità di riservare il parcheggio e le sale riunioni, dove, attraverso la tecnologia Rfid/Nfc (due tecnologie che utilizzano wireless e radiofrequenza per lo scambio di dati), si possono controllare tramite smartphone l’apertura delle porte o le luci interne. Sempre attraverso il proprio telefonino è possibile restituire i libri in automatico (il vecchio “carrello”, del quale avremo presto nostalgia). Un’esperienza che diventa perciò «omnicanale», come l’ha definita Duccio Vitali, ceo di Alkemy, per un progetto partito prima della pandemia, a marzo 2019, ma che si è rivelato quasi anticipatore della crisi sanitaria che avrebbe colpito tutti i paesi del mondo all’inizio dello scorso anno. «Alla luce dell’attuale emergenza – ha detto Vitali – [House of Wisdom] rappresenta l’archetipo by design di come i musei e le istituzioni culturali possano continuare ad erogare i propri contenuti e servizi anche a porte chiuse». Oltre alla parte digitale e ai vari touch point, Alkemy ha realizzato anche l’interior design della kids area, del Fab lab, e dell’exhibition area.

Ma House of Wisdom non è l’unica novità di questo emirato, che nel 2019 è stato Capitale mondiale del libro (un evento anticipato da un ammirato stand al Salone Internazionale del Libro di Torino nello stesso anno, dove Sharjah era ospite d’onore). Il 2021 dovrebbe essere infatti l’anno del taglio del nastro degli headquarters di Bee’ah, azienda che opera nel settore della gestione ambientale: un futuristico progetto firmato da un’altra archistar, lo studio Zaha Hadid Architects.

Alkemy Spa è un gruppo di consulting con base a Milano che opera nel settore dell’innovazione tecnologica nel post-digitalizzazione, e che nel 2019 ha acquisito il 20% di Dgi, un’altra realtà tutta italiana con sedi anche all’estero – New York e Reikiavik –, specializzata nel design di prodotti e servizi. Questo è uno dei primi progetti per il quale le due società hanno messo in campo ed integrato le loro competenze. Per restare sempre in Italia, anche nel nostro Paese recentemente si è arrivati alla realizzazione di luoghi al confine tra il fisico e il digitale: per citare solo due esempi, Phyd, a Milano, firmato Il Prisma, e i nuovi headquarters di Aon, il primo smart building in Italia progettato da Progetto Cmr e la cui infrastruttura tecnologia è della trevigiana KeyWe.

House of Wisdom è solo l’ultima di una lunga serie di progetti firmati da grandi archistar che da alcuni anni hanno fatto della Penisola Arabica la nuova destinazione dell’architettura. Ai noti Dubai (dove l’anno scorso è stato inaugurato l’hotel di lusso Me Dubai di Zaha Hadid Architects) ed Abu Dhabi, si è affacciata ora sul mercato anche l’Arabia Saudita. Basti pensare all’hotel di lusso che sorgerà nelle rocce millenarie di Sharaan, firmato Jean Nouvel, o l’avveniristico aeroporto di Foster + Partners in corso di realizzazione ad Amaala. Ma sono notevoli anche gli investimenti in campo culturale, in primis la sede di Abu Dhabi del Louvre (ancora Jean Nouvel), o la nuova Biblioteca Nazionale del Qatar, un progetto dello studio olandese Oma guidato da Rem Koolhaas.

Immagine di copertina: ©Shurooq

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Tag: cultura; italiani all’estero
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