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Londra, New York, Torino, Zurigo: realtà diverse e modi di vivere che cambiano

Quando la città può far paura o essere invece occasione d’incontro

di Redazione PPANthebrief | pubblicato: 23/03/2016
"Non c'è smartphone o social che tenga: il problema più sentito, da Londra a Tokyo, è non avere qualcuno accanto. A parte milioni di sconosciuti"
Dlui
Quando la città può far paura o essere invece occasione d’incontro
"Non c'è smartphone o social che tenga: il problema più sentito, da Londra a Tokyo, è non avere qualcuno accanto. A parte milioni di sconosciuti"
Dlui

Le città, come tutte le cose complesse, hanno innumerevoli chiavi di lettura, a seconda dei punti di vista. Se guardate dall’alto o dal basso le visioni e le prospettive cambiano. Da dentro la città può far paura. "A Londra ad esempio - come si legge nell’articolo di Enrico Franceschini su Dlui di la Repubblica – un londinese su quattro, secondo uno studio dello psicologo americano John Cacioppo, si sente solo. La conferma arriva da un sondaggio citato dal Guardian: il 52% degli abitanti della capitale britannica affermano di soffrire di solitudine. Non vale soltanto per Londra naturalmente: è una situazione che si ripete in  tutti conglomerati urbani della terra, tanto più sono grandi tanto più la solitudine può diventare un problema. Olivia Laing, nel suo libro The lonely city racconta di essersi sentita smarrita a New York. È una questione di mancanza di fiducia in sé stessi – riassume il professor Cacioppo nello stesso articolo -. Abbiamo centinaia di amici su Facebook e di seguaci su Twitter ma la maggioranza di loro non la incontreremo mai".
Ecco che sono nati diversi programmi per cercare di arginare il problema, dalle chiacchierate con gli anziani alla condivisione del fai-da-te, dai pranzi collettivi ai robot da compagnia. A Tokyo si può affittare per 28 dollari un amico per un’ora.

Di contro, la città può dare molte occasioni d’incontro e di scambio. IO Donna passa in rassegna le nuove opportunità proposte dalla città di Torino descrivendone il cambiamento. "Nel 2016 Torino sconfigge la malinconia post-industriale con interventi all’insegna del binomio cultura-rigenerazione urbana. Da tempo la città - scrive Mariateresa Montarulli - ha saputo trovare una seconda vita all’interno di spazi storici o riciclati, in quartieri periferici e dimenticati, come Barriera con il Museo Ettore Fico o come l’opera dello street artist Millo" e Palazzo Madama, puntando anche sul nuovo. "Nel quartiere Aurora sarà presto finita la Nuvola, il fabbricato a onde che l’architetto Cino Zucchi sta riqualificando per Lavazza, con una caffetteria e una piazza-agorà aperta alla città”. Inoltre sarà possibile a breve prendere un drink con vista panoramica dal terrazzo del grattacielo, firmato Renzo Piano, nuovo headquarter di Intesa San Paolo a Porta Susa o ritrovarsi al Coffee Shop, all’ultimo piano del Museo Egizio". Sembra che a Torino sia difficile soffrire la solitudine.

Dal Piemonte alla Svizzera il passo è breve. Sempre sulla rivista maschile di Repubblica Dlui l’imprenditore Daniel Freitag, che col fratello Markus ha fondato l’azienda che porta il loro cognome e che produce accessori riciclando parti di automobili, racconta la sua Zurigo: "è una città molto green dove fra poco andremo a fare il bagno sul fiume Limmat, che stanno rendendo sempre più piacevole con le strutture in legno dove prendere il sole nella bella stagione. E che di sera diventeranno baretti con musica e aperitivi. Tra i luoghi preferiti dall’imprenditore c’è il Viadukt, un viadotto ferroviario di fine ottocento, ristrutturato pochi anni fa: ora c’è un camminamento stile High Line di New York. E sotto alle 36 arcate un mercato di frutta e verdura, bar, ristoranti e negozi. Un bel lavoro di architettura firmato dallo studio EM2N e di rivitalizzazione di un pezzo della nostra città". Il tour di luoghi consigliati termina al Migros Museum, una collezione d’arte moderna e contemporanea che prende il nome da una catena svizzera di supermercati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tag: città
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