I curatori del padiglione: "Venezia è città-context free, perfetta per una rilettura originale della storia moderna"

Great Britain: dischi, libri e merchandising per raccontare la storia degli ultimi 100 anni

di Paola Pierotti | pubblicato: 07/06/2014
“Se la Mostra nella sua complessità, seguendo le linee indicate dal presidente Baratta, sembra mostrare città e architetture dove vivono persone depresse, qui ci siamo messi il cappello degli storici, togliendoci per un attimo quello di architetti, e come ragazzini, abbiamo dato una chiave di lettura ottimistica del recente passato e del presente”
Crimson
Great Britain: dischi, libri e merchandising per raccontare la storia degli ultimi 100 anni
“Se la Mostra nella sua complessità, seguendo le linee indicate dal presidente Baratta, sembra mostrare città e architetture dove vivono persone depresse, qui ci siamo messi il cappello degli storici, togliendoci per un attimo quello di architetti, e come ragazzini, abbiamo dato una chiave di lettura ottimistica del recente passato e del presente”
Crimson

Da Stonehnge alle case popolari, da Ebenezer Howard a Cliff Richard, dalle rovine della distruzione alle fantasticherie rurali del voler tornare alla natura. “Il padiglione britannico A Clocwork Jerusalem non è una mostra ma una storia raccontata attraverso una collezione di merchandising, video e stampe – raccontano i curatori –. Attraverso l’architettura, i dischi, i libri abbiamo cercato di descrivere quello che è successo nell’ultimo secolo, declinando il tema indicato da Rem Koolhaas alla storia britannica. Ne è uscita un’industria di pensiero che per la prima volta viene esposta a Venezia, il posto ideale trattandosi di una città-context free”.

“Il padiglione britannico si trova in una posizione privilegiata, in fondo ad una salita, incorniciato tra due alberi e due mucche” racconta Sam Jacobs dello studio FAT, uno dei curatori. Entrando si trova una montagna “ricostruita per rappresentare un elemento fisico che descrive il senso della costruzione della città di Londra e del Regno Unito: è qualcosa di addizionale ma si incapsula nell’esistente: è questo per noi il senso della modernità e della trasformazione” ha aggiunto Wouter Vanstuphout, socio di Crimson Architectural Historians, co-curatori del padiglione.

FAT e Crimson hanno elaborato insieme il progetto per il padiglione, integrando un punto di vista locale e uno extra-britannico (Crimson ha sede in Olanda), e deducendo che “gran parte della modernità è stata sottostimata – spiega Jacobs – perché le radici e le ragioni del modernismo sono più profonde e si ritrovano ben prima del 1914”.

L’architettura è protagonista nel padiglione britannico, ma non troppo. “Se andiamo a ricercare le tradizioni, volendo indagare le ragioni e scoprire da dove arrivano i progetti – spiega Jacobs - finiamo per occuparci della storia”. “Ci siamo interessati ai sentimenti delle persone – aggiunge Vanstuphout – cercando di cogliere le energie che hanno portato a determinati risultati. Abbiamo tralasciato i tecnicismi dei progetti per concentrarci sul contesto. Interpretando il messaggio di Koolhaas abbiamo cercato di raccontare come l’architettura sia stata assorbita nella cultura che gli sta intorno”.

C’è del trash al padiglione britannico ed era inevitabile: “ci siamo concentrati sull’aria che si respirava nell’ambiente della cultura e sulle trasformazioni reali che sono state fatte” spiegano i curatori. “Ci sono dei progetti di architettura che sono autentiche tragedie se si guadano dal punto di vista dell’estetica – commenta Jacobs – ma li abbiamo presi in considerazione per l’alto livello di sinergie e per l’indotto che hanno generato”.

Secondo Crimson “gli architetti moderni hanno male interpretato la storia dell’architettura passata per farne tesoro in quella moderna”. Ecco allora che A Clockwork Jersualem va a ritroso per offrire una lettura innovativa e originale. “Se la Mostra nella sua complessità, seguendo le linee indicate dal presidente Baratta, sembra mostrare città e architetture dove vivono persone depresse, qui – dicono dallo studio Crimson – ci siamo messi il cappello degli storici, togliendoci per un attimo quello di architetti, e come ragazzini, abbiamo dato una chiave di lettura ottimistica del recente passato e del presente”.

Sono molti i link e le interazioni tra il moderno britannico e la storia italiana. FAT e Crimson sono stati protagonisti di un incontro moderato da Kieran Long, senior curator Contemporary Architecture, Design and Digitali del Victoria and Albert Museum di Londra che proprio in questi mesi (e fino al 27 luglio) dedica una mostra alla moda italiana "The Glamour of Italian Fashion 1945-2014"

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Tag: arte; cultura
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