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Teresa De Montis (Presidente Ordine Architetti Cagliari): «Nel Piano Casa della Regione, mortificati gli architetti, i paesaggisti e i pianificatori»

Dmc, uno studio tutto al femminile per una Sardegna più resiliente

di Francesca Fradelloni | pubblicato: 20/01/2021
«Panel egualitari, un’editoria più giusta, un lessico di genere sono input che servono alle giovani professioniste perché abbiano role model cui potersi ispirare»
Teresa De Montis
Dmc, uno studio tutto al femminile per una Sardegna più resiliente
«Panel egualitari, un’editoria più giusta, un lessico di genere sono input che servono alle giovani professioniste perché abbiano role model cui potersi ispirare»
Teresa De Montis

I progetti spaziano da interventi di nuova costruzione, ad altri di restauro e ristrutturazione, si passa da abitazioni private a luoghi pubblici ma anche a idee di interior design sino alla valorizzazione di paesaggi. Teresa De Montis, Paola Riviezzo, Paola Cannas, Martina Dettori, Laura Oggiano, Cinzia Oggianu, Elena Perra, Silvia Atzeni, Sophie Deplano, sono architette e ingegnere, si occupano di paesaggio, design e pianificazione, e sono le partner dello studio DMC, tutto al femminile. In ballo non c’è solo una vocale, ma tutto un modo di guardare ad una professione, alle professioni ordinistiche in generale dove la competenza è di casa, oltre gli stereotipi.

Il bosco in città a Pula (comune turistico in provincia di Cagliari), il nuovo studio per l’etichetta della bibita più famosa di Sardegna (Siete Fuentes), il restauro della biblioteca metropolitana di Cagliari situata dentro il parco di Monte Claro, il progetto di rigenerazione urbana con il giardino Circu de Soli sempre nel capoluogo sardo, l’attenzione della Oggiano per gli interni, i computi metrici di Elena Perra sono solo alcuni dei lavori e degli approcci del gruppo. Sempre in equilibrio tra investimento di qualità, rispetto del territorio e centralità del progetto. Con una grande missione, dice Paola Riviezzo, «Far cambiare i modelli di riferimento: la Sardegna non può diventare Ibiza, la Sardegna deve avere la Corsica come punto di riferimento. Una terra che non deve avere paura della sua autenticità, di quando si arriva di notte con l’aereo e la Sardegna è spenta, buia. Ecco questo è da tutelare» è un valore che però bisogna far comprendere a chi abita i territori, in primis.

«C’è sicuramente di diverso il “fare”: siamo pragmatiche, organizzate, inclusive e pensiamo di più alla collettività», racconta la senior Teresa De Montis, architetta e fondatrice dello studio cagliaritano, ma anche presidente dell’Ordine degli Architetti di Cagliari. «La diffidenza è solo all’inizio, quando ci vedono arrivare in cantiere e interfacciarci con il mondo dell’edilizia, ma quando i risultati arrivano, tutti tacciono e le barriere cadono inesorabilmente». Altra questione è quella della rappresentanza. E allora sì, si vedono le titubanze, le diffidenze. La parità di genere nei panel di conferenze, seminari ed eventi scientifici è lontana «nonostante molte colleghe abbiano dimostrato spesso capacità scientifiche e oratorie migliori dei colleghi maschi», continua la De Montis. I panel egualitari, un’editoria più giusta, un lessico di genere sono imput, secondo le architette, che servono alle giovani professioniste perché abbiano role model cui potersi ispirare. 

Il metodo DMC e il commento sul Piano Casa. Lo Studio DMC nasce nel 1999, dalla riflessione della De Montis sulla maggior produttività che ne derivava a lavorare con orari flessibili per obiettivi puntuali. Oggi ciascuna partner ha i suoi lavori e le sue scadenze, ma il momento della condivisione e del confronto è sempre determinante. Una multidisciplinarietà che caratterizza lo studio attivo in contesti e cantieri molto diversi. «Lavoriamo anche perché di base ci sia una buona architettura nei grandi cantieri e nelle piccole cose», prosegue la De Montis. Ed è anche per questo che la posizione sul nuovo Piano Casa della Regione Sardegna non è celata, anzi è una posizione sostenuta dalle altre colleghe della Federazione della Sardegna, perché bisogna dirlo, i quattro Ordini della Sardegna sono tutti presieduti da donne. «Abbiamo dato il nostro parere tecnico», spiega Teresa De Montis. «Questo Piano Casa causa un problema grosso di pianificazione, perché mette a disposizione molte volumetrie senza che ci sia una visione a monte. Normalmente si individua la strategia di sviluppo e nella fase di sviluppo le volumetrie hanno una loro componente che però è legata non al momento edificatorio in sé, ma a quello che crea. Per esempio, nell’albergo diffuso può essere interessante mettere a disposizione ulteriori volumetrie che vadano ad integrarsi con la riqualificazione dell’esistente per servizi che non ci sono, ma nell’ambito dell’ambiente urbano già edificato. Il Piano Casa, invece, mette a disposizione delle volumetrie inserendo la dicitura iniziale, “riqualificazione dell’esistente”, ma di fatto il legame tra le volumetrie che si possono avere e l’edificato esistente, nella norma non c’è». In sostanza, si utilizza il mattone, dicono, come motore dell’economia. E nessuna scelta strategica di sviluppo, ne valutazione degli effetti. «Quindi il Piano Casa non funziona. E non perché noi non vogliano costruire, sarebbe assurdo da parte di uno studio di architettura. Anzi vogliamo costruire anche dando voce alla nostra contemporaneità, perché è giusto che ci sia la stratificazione storica e che ogni epoca rappresenti la propria capacità tecnica e di immaginazione, ma non vogliamo costruire al fine di costruire e a danno del territorio», dice la De Montis. 
«Il paesaggio agrario, per esempio, ha delle caratteristiche specifiche che se si vanno ad urbanizzare in maniera diffusa, non solo non stai creando opportunità per il futuro perché lo stai snaturando dalla sua vocazione, ma stai creando un costo per la collettività. Infatti, le opere di urbanizzazione che non siano all’interno della pianificazione, andranno a carico della collettività in seguito, perché dopo verrà l’esigenza di fare le strade, i servizi, l’illuminazione. Nella pianificazione tutte queste indicazioni sono già contenute, previste, nel Piano Casa assolutamente no», conclude la De Montis.

Una nuova visione per la Sardegna. Costruire tanto non porta beneficio economico, muove qualche risorsa al momento in cui si costruisce, ma costruire meno e dare più attenzione al territorio serve per fare in modo che da quell’intervento si generino nuove capacità attrattive nel territorio, raccontano all’unisono. «Abbiamo tanti esempi ben riusciti nell’Isola, penso agli alberghi diffusi di Santulussurgio che hanno fatto risplendere il territorio del Montiferru. Strutture ricettive che hanno saputo creare un’attenzione sul turismo agroalimentare e culturale con interventi contenuti sugli edifici storici», continua Teresa De Montis. Insomma, un’architettura che sa fare interventi di qualità e non facendo riferimento solo sulla cubatura. «Perché il paesaggio è un elemento fondamentale in Sardegna», racconta Sophie Deplano di origini sardo-francesi. «Chi viene qui, lo fa perché si innamora dei paesaggi, non dei grandi alberghi. Il senso forte di legame con la natura è quello che ci ha fatto vivere fino a oggi e che ci può accompagnare nel viaggio verso il futuro, che può dare vitalità alle nuove generazioni. Oggi si sente di più la necessità di integrare gli spazi verdi all’interno di una città costruita, non solo per l’emergenza Covid, ma anche perché il climate change diventa sempre più un problema che dobbiamo risolvere subito». Per noi, per i nostri figli e perché «questa grande attitudine di pensare all’altro, di trovare soluzioni per la comunità – come precisa la giovane architetta Cinzia Oggianu -, questa inclinazione all’empatia, diventi sempre più largamente un modus operandi e non solo segno distintivo di uno studio speciale come il nostro». 

In copertina: il team di DMC Architetti

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Tag: città
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