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In occasione di Open House Roma, l’associazione Open City Roma fa il punto sull’agenda urbana

Urbanitas: le città che fanno scuola investendo sui beni comuni

di Giuseppe Milano | pubblicato: 05/05/2017
“Oggi all'urgenza povertà si è aggiunta quella legata ai cambiamenti climatici”
Paulius Kulikauskas
Urbanitas: le città che fanno scuola investendo sui beni comuni
“Oggi all'urgenza povertà si è aggiunta quella legata ai cambiamenti climatici”
Paulius Kulikauskas

“Dalla conferenza Habitat di Istanbul (1996) a quella dell’ottobre scorso di Quito in Ecuador sono trascorsi 20 anni. Nel 1996 l’obiettivo delle Nazioni Unite era contrastare nell’arco di qualche decennio la povertà. Oggi, invece, non solo le disuguaglianze sono aumentate, ma soprattutto si chiede alle amministrazioni di far fronte ai cambiamenti climatici, tenendo conto dell’urbanizzazione progressiva che da criticità può diventare una nuova possibilità di sviluppo economico e sociale”. Il delegato di Un-Habitat per l’Europa Paulius Kulikauskas, tra i protagonisti di Urbanitas - il forum per una città sostenibile, resiliente e creativa, promosso al Maxxi di Roma dall’associazione Open City Roma - va dritto al punto: il futuro è delle città, ma anche nelle città.

Sulla base di una visione sistemica e sinergica definita con tutti gli stakeholder, servono risposte adeguate per interpretare la complessità urbana contemporanea e definire nuovi paradigmi che accrescano la qualità nelle comunità locali. Sulla stessa linea anche Davide Paterna, presidente dell’associazione promotrice, per il quale “le città, e Roma in particolare con il suo patrimonio storico-archeologico, devono essere sempre più luoghi di scambio e i cittadini devono sentirsi protagonisti, corresponsabili delle trasformazioni urbane”. Le città riprendono vita grazie ai nuovi spazi di aggregazione. “L’esperienza dell’Urban Center di Torino – ha evidenziato il direttore Valentina Campana – nasce proprio dal bisogno di partecipazione e dal desiderio di co-progettare le trasformazioni”.

Ancor più innovativo il tentativo sperimentato sin dal 2011 a Napoli. “Appena insediata l’amministrazione De Magistris – ha dichiarato l’assessore alle Politiche Urbane del capoluogo campano Carmine Piscopo – è stato modificato lo Statuto comunale introducendo il principio giuridico dei beni comuni che favorisce la collaborazione dei cittadini nella gestione della città: la prova sono le positive esperienze condotte per il riavvio della rigenerazione dell’area industriale di Bagnoli e per la demolizione delle Vele di Scampia con il Piano Periferie”. Di “città come bene comune”, citando il premio Nobel per l’Economia Elinor Ostrom, ne ha parlato anche il ricercatore Christian Iaione sottolineando l’urgenza di ridefinire le politiche di governance urbana perché, come ha evidenziato il vicesindaco della Capitale Luca Bergamo, “una cosa è governare, un’altra è gestire. Quindi, non volendo una Roma solo come meta turistica, stiamo lavorando per trasformarla ulteriormente in un produttore culturale che rilanci l’economia della conoscenza”.

Da questa, all’economia della bellezza, a sentire il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini, il passo è breve. “Le città che investono in cultura – ha detto Bellicini – sono maggiormente attrattive, soprattutto per le generazioni più giovani che preferiscono vivere in polarità urbane dinamiche nelle quali possono liberare i propri talenti. Dal nostro ultimo Rapporto emerge che l’Italia è attraversata da un inarrestabile invecchiamento, al 2040 gli over 65 saranno oltre il 47%, e da una disoccupazione strutturale”. Per questo occorre guardare a chi, nel mondo, nell’idea di rilanciare il diritto alla città, sta investendo per invertire la tendenza. “Parigi ha stanziato, fino al 2030, oltre 50 miliardi di euro – ha concluso Bellicini – per incrementare la resilienza climatica e per realizzare nuove infrastrutture sostenibili e digitali”.

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Tag: città
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