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Salone del Mobile, 500x100Talk. Intervista al segretario della Lega Nord. "Sul dopo-Expo non ho un’idea. No al grande parco se non si integra con altre funzioni"

Salvini: "Vorrei città che vivono 24 ore al giorno, attrattive per le persone e le imprese"

di Paola Pierotti | pubblicato: 21/04/2015
"Quello che per tanti giovani oggi è Londra o Barcellona potrebbe essere Milano. Abbiamo università d’eccellenza, un alto livello di design, moda, editoria e pubblicità: dobbiamo venderci un po’ meglio, credere più in noi stessi e investire in una città che lavora e attrae"
Matteo Salvini
Salvini:
"Quello che per tanti giovani oggi è Londra o Barcellona potrebbe essere Milano. Abbiamo università d’eccellenza, un alto livello di design, moda, editoria e pubblicità: dobbiamo venderci un po’ meglio, credere più in noi stessi e investire in una città che lavora e attrae"
Matteo Salvini

Come stanno le città?Le grandi città non stanno bene, quelle piccole stanno meglio. C’è paura e si vive troppo concentrati solo in alcuni settori delle città. Io penso ad una città diffusa, penso ad una Milano che sta decentrando le grandi funzioni che oggi bloccano il centro, come sono i centri direzionali e gli ospedali, funzioni che dovrebbero essere trasferite in spazi ad oggi inusati e vuoti; penso ad una città viva, compatibile con i tempi degli uomini e delle donne del 2015, non città che aprono alle 8 e chiudono alle 18, città con ospedali e uffici e servizi aperti fino alle 23 per essere a disposizione del cittadino. Oggi il cittadino dipende dagli orari della città. Vorrei una città a disposizione di chi la vive.

Che ruoli hanno il pubblico e il privato nella costruzione della città?
Il pubblico pianifica e controlla. Faccio un esempio concreto, quello dell’area ex Falck a Sesto San Giovanni dove il pubblico ha deciso cosa sa fare, come e quando, ovvero di spostare la Città della Salute dal centro di Milano alla periferia, ma questa scelta non funziona perché il pubblico pur avendo pianificato non riesce a garantire tempi e richieste del privato, e quest’ultimo finisce per rimetterci molti quattrini. Ad oggi io prediligo per il pubblico la funzione pianificatoria e di controllo, ma penso anche che se il pubblico non sa assolvere questo ruolo, la palla deve passare al privato e io dò il massimo sostegno e fiducia agli imprenditori.

Un altro esempio: oggi l’Asl di Milano è in Corso Italia, in pieno centro; mi piacerebbe che un’area enorme poco conosciuta e mal frequentata come è Paolo Pini, con un parco stupendo, raccogliesse centinaia di lavoratori liberando energia in centro e rendendo fruibile un pezzo di periferia oggi degradata.

Questo approccio vale per Milano ma anche per Torino, Roma o Genova. Penso a città che vivono quasi 24 ore al giorno, non solo in zone limitate ma per tutta la loro estensione, per essere attrattive per persone e imprese.

Gli ultimi governi hanno annunciato un piano-scuole, perché però il tema dell’edilizia scolastica realmente non decolla?
Non scaglio pietre perché nessuno ha la coscienza abbastanza pulita, ci sono errori diffusi. Siamo ad aprile 2015, guardiamo avanti. Io penso sia un problema di mentalità: oggi la scuola è vista come un parcheggio e come un servizio a disposizione degli insegnanti e non degli utenti. Lo dico da papà con un figlio al nido e uno alle medie. La scuola è un investimento per il futuro e non è di fatto elettoralmente appetibile, porta frutti in 15 anni con ricadute sulla classe dirigente. Oggi si parla di rendere fruibili le scuole anche la sera per diversificare gli usi del quartiere e delle diverse generazioni: iniziamo ad utilizzarle di giorno visto che la metà delle palestre milanesi è fuori norma. Probabilmente per ora non è stato fatto, non l’abbiamo fatto, perché non rende nel breve tempo, diversamente da altri investimenti elettorali.

A 500x100Talk ci siamo confrontati sulle ‘visioni’ e le strategie urbane. All’estero c’è chi traguarda il 2030, chi il 2050 e Milano che visione ha? Che Milano vorrebbe l’onorevole Salvini?
Una città che attrae, una città di cui si parla nel mondo come un posto da andare a visitare e dove trasferirsi anche solo per un anno, per innovare, capire, respirare. Quello che per tanti giovani oggi è Londra o Barcellona potrebbe essere Milano. Abbiamo università e sistemi di ricerca scientifica d’eccellenza, ottimo design, siamo al top nella moda, arte, cultura, editoria, pubblicità: dobbiamo venderci un po’ meglio, credere più in noi stessi e investire in una città che lavora ed attrae.

Idee per il dopo Expo?
Ad oggi non so dare una risposta. Il bando prevede un grande parco verde: potrei fare il fenomeno e dire “ottimo, parchi ovunque” ma i parchi costano e non si auto-mantengono se non si integrano più funzioni.
 

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Tag: città; cultura
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