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Focus promosso dagli Architetti di Torino. Stazioni appaltanti, ruolo dell’Anac, appalto integrato, concorsi di progettazione: i nodi del nuovo Codice

Riforma Appalti: formazione e informazione con il relatore Stefano Esposito

di Paola Pierotti | pubblicato: 02/12/2015
Entro la prossima primavera l’Italia avrà il suo nuovo Codice degli Appalti: recepirà le direttive europee e riorganizzerà l’intero corpus normativo.
Riforma Appalti: formazione e informazione con il relatore Stefano Esposito
Entro la prossima primavera l’Italia avrà il suo nuovo Codice degli Appalti: recepirà le direttive europee e riorganizzerà l’intero corpus normativo.

Entro la prossima primavera l’Italia avrà il suo nuovo Codice degli Appalti: recepirà le direttive europee (come necessario entro l’aprile del 2016) e riorganizzerà l’intero corpus normativo. Tra i temi in maggior evidenza, filtrando nel testo le questioni all’attenzione della filiera delle costruzioni, ci sono la qualità e la competenza delle stazioni appaltanti e delle imprese che dovranno essere scelte per merito su quanto fatto piuttosto che su documenti formali; l’estensione e il rafforzamento dei poteri all’Anac; il potenziamento del ruolo di programmazione, gestione e controllo da parte delle Pa; l’istituzione di un albo nazionale per i commissari di gara; una stretta sulle varianti da cui passa l’aumento dei costi; la cancellazione del massimo ribasso prediligendo l’offerta economicamente più vantaggiosa (tenendo quindi conto sia del prezzo che degli aspetti di organizzazione e miglioramento del progetto). Questi sono alcuni dei temi cardine di un corpus normativo complesso che riguarderà chi e come vendere delle matite, e chi e come progettare e realizzare un’infrastruttura. Questa provocazione è stata mossa a margine della preoccupazione del senatore Stefano Espositorelatore DDL n. 1678 che - a Torino nell’ambito di Restructura – illustrando i punti salienti e l’iter approvativo del testo, ha acceso un faro sulla questione delle stazioni appaltanti che il Senato aveva proposto di ridurre al minimo, senza però incontrare il favore della Camera.

“Se guardiamo alla corruzione, stiamo facendo un Codice degli Appalti in tempi di guerra. Tutto si gioca sulla qualità e sul lavoro delle stazioni appaltanti”. Così Esposito ha spiegato il delicato contesto in cui si stanno definendo i contorni di una normativa che dovrà far cambiare passo al Paese e ha evidenziato chi è il soggetto che merita maggior attenzione.

I tempi sono serrati, il tema è caldo e gli Architetti della provincia di Torino hanno scelto di informarsi e formarsi condividendo con lo stesso Esposito i nodi critici. Hanno proposto riflessioni, evidenziato le opportunità e cercato di capire in cosa consisterà concretamente il cambiamento. “Rispetto al testo licenziato dal Senato – ha commentato Esposito – il cuore del provvedimento si può sintetizzare in tre punti: la valorizzazione e la centralità del progetto, il ruolo di controllo e indirizzo da parte dell’Anac e ancora lo snellimento delle procedure. Il primo punto però – ribadisce – rischierà di essere minato dal numero eccessivo di stazioni appaltanti: nemmeno l’Anac con i suoi bandi-tipo potrà riuscire a gestire la complessità e il frazionamento attuale. Ad oggi la norma ci regala 1200 stazioni appaltanti, rispetto alle 250 figlie del testo uscito dal Senato”.

Per mettere al centro il progetto “si è indicata la strada maestra dei concorsi di progettazione, dando oneri e onori alle professioni intellettuali. Con attenzione all’ambiente – continua ancora il relatore – abbiamo introdotto un parametro basato sui costi del ciclo di vita delle opere. Ancora, alla Camera sono state aumentate le funzioni dell’Anac ma, a mio parere, non bisogna esagerare rischiando di perdere di vista il suo vero ruolo dell’Authority nel dare certezza alle stazioni appaltanti che devono redigere bandi comprensibili e praticabili, senza nascondere tra le righe vie alternative per quelle imprese che amano più stare al Tar che in cantiere”. Esposito è chiaro e diretto: “il successo di questo Codice dipenderà dal pubblico”.

Alla Camera è stato ripristinato anche l’appalto integrato, superando quel meccanismo che prevedeva l’adozione di questo strumento solo per progetti con un 70% di innovazione: “questo non aiuterà i professionisti. Ancora una volta vince la cultura del nostro Paese che non ama la concorrenza e il mercato” ha ribadito Esposito.

“Quante volte i progetti nati dal concorso sono finiti in un appalto integrato? Un classico perché i concorsi in Italia si sono fatti per troppo tempo in campagna elettorale, come vettore di voti e consensi – ha commentato Rino La Mendola, vice presidente del Cnappc e presidente dipartimento lavori pubblici -. Per supportare lo strumento del concorso ci è venuta incontro l’Anac con una specifica determina che ribadisce che se non ci sono importanti motivi ostativi la stazione appaltante dovrà dare l’incarico a chi vince il concorso, anche se si tratta di un giovane”. Gli Architetti italiani, da sempre schierati pro-concorsi, devono fare i conti con una realtà dove l’86% degli studi è costituito da un singolo professionista: in una una logica che premia fatturato e numero di dipendenti è certo che il mercato non si aprirà mai per le strutture più piccole.

Per la prima volta nel codice si farà diretto riferimento alla digitalizzazione, strizzando l’occhio al ‘Bim’. “E’ importante, ma siamo indietro su tanti altri fronti” commenta Esposito. “Il Bim aiuterà sicuramente i giovani - ha aggiunto Lorenzo Buonomo, Buonomo Veglia Srl e rappresentante della commissione lavori pubblici dell’Ordine degli ingegneri di Torino – per progettare serve una squadra coordinata e le giovani generazioni potranno dare in questo senso il loro apporto per supportare capacità intellettuale e organizzativa”. Non si può dare per scontato il tema nelle Pa: “non si può pensare che negli 8mila comuni italiani ci siano tecnici al passo con gli strumenti e la formazione” ha precisato Stefano Lo Russo, assessore all'Urbanistica del Comune di Torino e presidente della commissione urbanistica dell'Anci.

Sul tema della soft low costruttori e Pa, rappresentati a Torino da Chiara Borio del collegio costruttori edili e dallo stesso Lo Russo, sono positivi in termini assoluti, come strumento capace di adattarsi in corsa, ma “preoccupa, perché troppo spesso ci capita di confrontarci con enti che non colgono il principio delle norme” ha spiegato Borio.

Laura Porporato dell’Ordine degli Architetti di Torino ha sollevato la questione sul fatto che “Anac oggi non abbia un potere cogente”. “Ci siamo posti il tema del valore giuridico degli atti dell’Anac – ha risposto Esposito – al punto che il Mit dovrà recepire le linee guida e trasformali in norme. Sicuramente è un tema aperto: mi ha colpito osservare che in questi mesi ci sono state stazioni appaltanti che hanno chiesto un parere all’Anac e poi, quando è arrivato, non l’hanno tenuto in considerazione”.

L’assessore Lo Russo ha sottolineato invece il ruolo di Tar e Consiglio di Stato, “non c’è gara d’appalto che non finisca là – ha detto Lo Russo – e questo produce incertezza del diritto e delle decisioni”. “Bisognerebbe applicare il modello francese – ha risposto Esposito – dove si indicano i tempi definiti entro cui dare una risposta”.

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