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Le soluzioni per l’ex villaggio degli operai di Torino e per la rigenerazione dell’ex Fiera di Milano

Progetti di ricucitura urbana, due storie italiane sui quotidiani di oggi

di Redazione PPANthebrief | pubblicato: 24/03/2016
Progetti di ricucitura urbana, due storie italiane sui quotidiani di oggi

Le città non più in crescita, perché soggette agli effetti delle crisi economiche e sociali, trovano al loro interno spazi per collocare servizi e spazi verdi, ricucendo quartieri e offrendo nuove opportunità. La riqualificazione delle aree dismesse è da anni un obiettivo delle agende urbane delle amministrazioni pubbliche di tutta Europa e ha prodotto diversi risultati secondo le scale, gli attori coinvolti e gli obiettivi prefissati. Gabriele Guccione su La Repubblica e Paola Dezza su Casa 24 Plus raccontano due nuovi esempi di riqualificazione: opportunità concrete a diverse scale, complementari per la diversità di attori coinvolti, per i modelli adottati e per la dimensione dell’intervento.

Le “casette verdi” di via Brenta a Torino, l’ex villaggio per gli operai impegnati del cantiere del passante ferroviario, è un luogo di sperimentazione per il social housing, che punta al “mix sociale” e che investe sui giovani studenti dell’Accademia Albertina impegnati nel ridisegno del complesso. Non solo, l’intervento vuole aprirsi alla città. Nell’articolo di Gabriele Guccione del 23 marzo si legge che il progetto, sostenuto dall’amministrazione comunale, prevede un ostello per 200 persone e servizi per il quartiere. “Vogliamo creare un luogo gradevole e bello - chiarisce il vicesindaco Elide Tisi - proprio perché il social housing sarà destinato anche al turismo low cost, non soltanto all’accoglienza sostenuta dalla città delle famiglie in emergenza abitativa o in condizione di fragilità”. L’ostello sarà pronto per l’estate e utilizzerà un modello già sperimentato nel capoluogo piemontese in via Ivrea, parte delle spese verranno coperte quindi dagli affitti dei turisti, dei lavoratori in trasferta e degli studenti che soggiornano “nella struttura comunale che l’ha ricevuta in comodato gratuito dalla società del passante ferroviario”.

Altra scala e altro modello per Milano Alta. Nell’articolo del 24 marzo di Paola Dezza si legge l’aggiornamento per la valorizzazione dell’ex Fiera dove la Fondazione intende fornire alla cittadinanza servizi e spazi nuovi e creare al Portello, entro due anni, un quartiere integrato con un investimento di 200 milioni di euro circa. “Il gruppo Vitali (in collaborazione con il partner finanziario Stam) punta a realizzare una riqualificazione che su un’area di 56mila mq vedrà la presenza di alcuni edifici – con il recupero di spazi della Fiera – su una piazza sopraelevata e attrezzata”. L’idea è quella di prevedere un’area ciclo pedonale, la così detta Green Street, che strizza l’occhio alla high line di New York e “sarà il cuore di un progetto che prevede la riqualificazione dell’esistente per unire Parco Sempione all’Expo attraverso un polo in cui lavoreranno 4mila persone, spazio legato all’innovazione tecnologica con una mediateca interattiva, un tech center e un simulatore multimediale; spazi dedicati all’intrattenimento e alla cultura; una foodcourt, dove troveranno posto anche scuole di cucina internazionale e un centro di promozione delle scienze dell’alimentazione; uno spazio per il benessere e infine un luogo in cui praticare sport. Oltre agli spazi destinati al fashion e al design”. Il contratto fra Fondazione Fiera Milano e Vitali riguarda il diritto di superficie dei padiglioni 1 e 2 per un periodo di 50 anni, estendibile, per un canone annuo di tre milioni di euro evitando la cessione dell’area e mantenendola in portafoglio con un rendimento del 12% circa (valore dell’area stabilito in 20 e 25 milioni di euro). Alla Fondazione resteranno invece il centro congressi e le palazzine 3 e 4, mentre il palazzo delle scintille è stato ceduto al Comune di Milano.

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Tag: housing; masterplanning; spazi pubblici
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