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Intervista all’architetto con studio a Brescia. Vent’anni fa il suo museo in Portogallo

Qualità e opere pubbliche, De Appolonia e il percorso ad ostacoli con l’architettura scolastica

di Chiara Brivio | pubblicato: 13/11/2020
«Partecipare sistematicamente a gare ha sortito l'effetto sperato, che era di costruire un curriculum per acquisire altri lavori. C’è stato un percorso evolutivo che ci ha portato a questo»
Giulia De Appolonia
Qualità e opere pubbliche, De Appolonia e il percorso ad ostacoli con l’architettura scolastica
«Partecipare sistematicamente a gare ha sortito l'effetto sperato, che era di costruire un curriculum per acquisire altri lavori. C’è stato un percorso evolutivo che ci ha portato a questo»
Giulia De Appolonia

«Sono partita da piccoli progetti pubblici, come la scuola a Villafranca di Verona, dove da 200mila euro di opere siamo arrivati a quasi 2 milioni di importo lavori, e dove ho seguito 7 appalti con altrettanti incarichi diversi, coordinando mano mano i professionisti che si sono alternati. È stata una bella soddisfazione». Racconta così il suo primo progetto “in solitaria” Giulia De Appolonia, architetta di origini friulane, classe 1969, fondatrice dello studio Gda - Officina di Architettura a Brescia. L’intervento è quello per la scuola primaria Zanella di Villafranca di Verona, completata nel 2016 e alla quale si è andata a aggiungere successivamente la palestra; 512 mq di nuova costruzione e quasi 300 di riqualificazione. «In questo momento siamo in tre in ufficio, tutti ben distanziati» continua ridendo, mentre racconta l’iter progettuale che ha coinvolto la ristrutturazione e l’ampliamento della scuola Enrico Fermi di Palazzolo (Bs), l’ultimo dei suoi progetti ad aver raggiunto il taglio del nastro lo scorso ottobre.

Uno studio fondato nel 2014, il cui lavoro si concentra quasi esclusivamente sulle opere pubbliche, soprattutto di edilizia scolastica, ma che per la primavera prossima dovrebbe vedere avviato anche un nuovo cantiere a Sesto Calende (Va), con la realizzazione di una sala polivalente e di un circolo nautico, inseriti in un intervento pubblico per la risistemazione dello spazio urbano. È inoltre in cantiere anche un palazzetto a Olgiate Olona, sempre nella provincia di Varese. «Dal 2014 facciamo solo opere pubbliche, partecipando sistematicamente a gare». Una scelta cosciente quella dell’architetta di Pordenone, che le permette di mantenere “una certa autonomia” nella progettazione e nelle scelte architettoniche da impiegare. «Partecipare sistematicamente a gare ha sortito l'effetto sperato, che era di costruire un curriculum per acquisire altri lavori. C’è stato un percorso evolutivo che ci ha portato a questo».

Un fil rouge che da Verona, passando per Cordenons, porta a Palazzolo, dove anche in questo caso da un solo incarico si è arrivati all’affidamento della direzione lavori. Un plesso scolastico di cui lo studio ha firmato l’ampliamento – con il nuovo auditorium, la segreteria e l’alloggio custode, oltre ad un nucleo verticale che collega tutti i piani della scuola – per 1,7 milioni di euro di importo lavori. «Abbiamo vinto la gara per l’affidamento dell’incarico, che in realtà riguardava solo la progettazione esecutiva – racconta a proposito della scuola Fermi –. Alla fine, è stata fatta una revisione anche della progettazione definitiva, e a conclusione ci è stato affidata anche la direzione lavori». Un intervento per step, i cui fondi erano stato ottenuti da diverse fonti, compresa quella della Regione Lombardia per l’adeguamento termico. «È stato un lavoro faticoso perché il progetto prevedeva la costruzione di una parte nuova, la ristrutturazione di un’ala e l’adeguamento sismico della struttura. L’amministrazione locale negli anni ha raccolto tutti i finanziamenti possibili per l’edilizia scolastica – prosegue De Appolonia – fin dal programma “Scuole belle” del Governo Renzi, con cui erano stati rimbiancati tutti gli interni». Ecco quindi un altro esempio della difficoltà nelle quali si trovano le scuole in tutta Italia, e che forse potranno trovare una boccata d’ossigeno proprio con i soldi del Recovery fund. Un intervento che fortunatamente non è stato impattato troppo dalla crisi sanitaria, visto che si è riusciti a fare il collaudo ad ottobre.

Ma la predilezione per le opere pubbliche viene da lontano, racconta ancora l’architetta, fin dagli anni in cui lavorava all’estero. «Ho vissuto in Portogallo per 14 anni, e per 10 ho collaborato con l’architetto Joao Luís Carrilho da Graça, a Lisbona. Nel 2000 ho aperto il mio studio – prosegue – e ho avuto la fortuna di vincere il concorso per un edificio pubblico nel nord del Portogallo, una piccola “chicca”». L’edificio è il Museo della Scienza di Bragança, che ha ricevuto diversi riconoscimenti. Un bagaglio di esperienze che poi ha (ri)portato in Italia, prima nella sua esperienza con lo studio Abda e poi con Gda. All’ultima domanda su quali siano le differenze tra Italia e il paese lusitano in ambito architettonico, De Appolonia risponde «In Italia, a differenza del Portogallo, purtroppo non c’è una cultura architettonica, e questo si vede soprattutto nel pubblico». Ma è la sfida che la De Appolonia vuole affrontare con perseveranza.

Immagine di copertina: scuola Enrico Fermi di Palazzolo ©Giulia De Appolonia

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Tag: scuola; spazi pubblici
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