Intervista a Pino Scaglione, coordinatore del TALL/TrentinoAltoAdige Advanced Landscape design Lab e professore all’Università di Trento

Pino Scaglione: "La democrazia della rete risolleverà anche l’architettura e il progetto"

di Paola Pierotti | pubblicato: 29/04/2014
“Le riviste inseguono e seguono lo starsystem e su questi temi, così come per la politica, non ci sono idee nuove, non c’è ricerca, non c’è scoperta, non c’è ricognizione, se non raramente, come triste comprova che esiste qualcosa oltre lo starsystem”
Pino Scaglione
Pino Scaglione:
“Le riviste inseguono e seguono lo starsystem e su questi temi, così come per la politica, non ci sono idee nuove, non c’è ricerca, non c’è scoperta, non c’è ricognizione, se non raramente, come triste comprova che esiste qualcosa oltre lo starsystem”
Pino Scaglione

Cosa vogliono leggere gli architetti? Cosa gli architetti vogliono far sapere a potenziali clienti?
Gli architetti sono in crisi, e in questo momento vorrebbero maggiore visibilità prima di ogni cosa. Ma visibilità per gli architetti vuol dire soprattutto “mostrare” i propri progetti per avere “conferme” di bontà del prodotto.
Una pubblicazione (su un libro, rivista, ecc.) è una conferma e quindi promozione/comunicazione del lavoro progettuale. In generale però oggi l’architetto che compra libri e riviste, o naviga e sfoglia prodotti online, vuole essere informato, aggiornato, evolversi e confrontarsi. Per i meno “attrezzati” (culturalmente) copiare, prendere idee, avere suggerimenti. E per la maggior parte dei progettisti, oggi, sotto la spinta di una tecnocrazia della sostenibilità (perversa e finta), si cercano spunti e soluzioni per tenere insieme certificazioni e architettura. Le riviste tradizionali fanno un po’ fatica, le mensilità o bimestralità sono superate dalla velocità del web e si interessano poco alla necessità di coniugare “estetica e nuove tecnologie”.
Quello che non è superato, e che resta indietro, è invece la riflessione teorica, sul lavoro dell’architetto/progettista oggi, l’attualità del lavoro e il senso e significato di questa appartenenza oggi. Ma questo sembra interessare meno il grande pubblico e invece, per fortuna, una nicchia ristretta che si pone questioni più profonde e costituisce ancora una sorta di avanguardia.

Lo stato di salute della comunicazione/editoria di settore in Italia? La tua rivista/giornale preferito?
Lo stato della comunicazione e dell’editoria di settore risente della crisi, sia per quanto riguarda le vendite, che la produzione di volumi e la diffusione di riviste. Questo anche perché, da sempre, le riviste inseguono e seguono lo starsystem e su questi temi, così come per la politica, non ci sono idee nuove, non c’è ricerca, non c’è scoperta, non c’è ricognizione, se non raramente, come triste comprova che esiste qualcosa oltre lo starsystem.
Non hanno mai provato, le riviste soprattutto, ad anticipare, a indicare percorsi, a rischiare su qualcosa che sia futuro e non presente o passato. Demonizzando e separando anche le collaborazioni e gli esiti di ricerche universitarie, da sempre viste come “spauracchi” piuttosto che come occasioni e network. Ritengo che il web possa aiutare questo stato di crisi perché la democrazia della rete aiuta anche l’architettura e il progetto, le condizioni del comunicare e pubblicare, del divulgare.

Cosa non va nella comunicazione di architettura/ingegneria/design oggi?
Credo che il monotematismo sia uno dei problemi cronici del mondo del progetto, la chiusura sulle sole discipline e la separazione (architettura, urbanistica, design, ecc.) sono realtà che non dialogano, non collaborano, non scambiano informazioni e quindi non divulgano il tema del progetto, la qualità, la centralità, ma tendono, in forma autoreferenziale, a promuovere contenuti in forma culturalmente “isolata” e schematica.
Questa è la fine delle possibili aperture alla buona comunicazione del progetto verso la società, e quello che rischia di decretarne la debacle finale, la scomparsa, tra le mille e straordinarie innovazioni che oggi il mondo mette a disposizione e che altri saperi e professioni hanno saputo fare proprii.

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