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Congresso CNI. Ospiti che invitano al cambiamento, dal fisico del Cern al rettore del Politecnico di Torino

Gli ingegneri guardano al loro futuro ascoltando chi ha saputo fare contaminazione e innovazione

di Paola Pierotti | pubblicato: 20/09/2019
«Bisogna perdere certezze, ragionare, avere la capacità di contaminare il percorso intrapreso finora»
Gianni Massa
Gli ingegneri guardano al loro futuro ascoltando chi ha saputo fare contaminazione e innovazione
«Bisogna perdere certezze, ragionare, avere la capacità di contaminare il percorso intrapreso finora»
Gianni Massa

Oltre. Accettare la sfida del cambiamento e interrogarsi sul ruolo di rappresentanza. Gli ingegneri si sono dati appuntamento in Sardegna per il 64° Congresso nazionale degli ingegneri per capire come aprirsi al confronto e alla collaborazione con altre discipline. Gianni Massa, vice-presidente del CNI ha coordinato una sessione dedicata alle nuove frontiere, con riferimento al tema del limite, «che non significa non avventurarsi, ma essere consapevoli, tenere un filo che lega utopie e realtà. Siamo ingegneri – ha detto Massa – gente concreta, dobbiamo esplorare e guardare altrimenti il mondo, anche esplorando strumenti e linguaggi che impongono nuovi pensieri progettuali». La multidisciplinarietà come sfida, per scomporre problemi complessi e promuovere un nuovo modo di ragionare.

Dal CNI la volontà di uscire dalla cosiddetta “comfort zone”, ed esplorare il mare aperto. «Oggi il CNI coordina la rete delle professioni tecniche, è la categoria protagonista nel mondo della normazione e in quello dell’accreditamento, e si sta distinguendo nel mondo dell’ingegneria europea». Massa riepiloga lo stato dell’arte e traguardando il futuro parla di «agitare acque stagnanti, a volte più pericolose della tempesta. Bisogna perdere certezze, ragionare, avere la capacità di contaminare il percorso intrapreso finora».

Storie di eccellenza. Tra i ‘guest’ invitati dal CNI anche un fisico del CERN di Ginevra, Marcello Losasso, che si è soffermato sulla contaminazione che diventa il motore di nuove sfide, quale, ad esempio, è quella della tecnologia nucleare per l’ambiente. C’è stato anche spazio per le start-up e le realtà aziendali della Sardegna. Pieluigi Pinna di Abinsula ha raccontato come una società messa in piedi da quattro ingegneri sardi sia arrivata a coinvolgere 330 persone e a realizzare un valore di produzione di 10 milioni di euro nel settore della realizzazione di software per l’automotive e l’agricoltura di precisione. Giulia Baccarin (I-Care), a seguire, si è interrogata su quale sia il confine del rapporto tra intelligenza artificiale e ingegneria. Ha illustrato il valore dell’ingegneria predittiva e della costruzione di un’intelligenza collettiva che deve vedere i professionisti impegnarsi tutti assieme.

Per le future generazioni è intervenuto Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino, secondo il quale l’ingegnere del futuro deve conoscere le dinamiche della società: dall’etica all’economia, dalla psicologia alla sociologia, all’architettura. Tutte chiavi che servono a capire problemi cui gli ingegneri sono chiamati a dare una risposta, anche con la tecnologia in continua evoluzione. Serve, secondo Saracco, un’alleanza tra ingegneri e scienziati che fanno ricerca, superando la figura dell’ingegnere nerd, passando anche attraverso una formazione davvero professionalizzante. «I problemi del mondo del lavoro vanno affrontati già all’università» ha commentato Saracco.

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Tag: città; energia; formazione; industria
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