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Intervista al fondatore Francesco Messina. Cultura e comunità per rispondere alla pandemia

Da Messina a Cuneo, tra retrofitting e spazi pubblici, ecco lo studio Bodàr

di Francesco Fantera | pubblicato: 05/11/2020
«Si deve andare in direzione di uno sviluppo urbano che guardi allo spazio pubblico come il perno attorno cui costruire un tessuto inclusivo»
Francesco Messina
Da Messina a Cuneo, tra retrofitting e spazi pubblici, ecco lo studio Bodàr
«Si deve andare in direzione di uno sviluppo urbano che guardi allo spazio pubblico come il perno attorno cui costruire un tessuto inclusivo»
Francesco Messina

Riqualificazione da un lato, innovazione tecnica e semantica dall’altro. Due punti fermi, sintesi di un approccio votato alla conservazione e al nuovo costruito visti attraverso i linguaggi contemporanei dell’architettura. Lungo queste coordinate si muove lo studio Bodàr, fondato nel 2003 da Francesco Messina, classe ’77 laureatosi in architettura all’Università di Reggio Calabria. Un percorso di quasi 15 anni scandito dalla partecipazione a numerosi concorsi di progettazione e di idee, sempre con l’obiettivo di restituire carattere a volumi realizzati per offrire una soluzione veloce ma di scarsa qualità costruttiva, o ad ambiti storici piegati dal peso del tempo e, a volte, dell’incuria. Un palmares di tutto rispetto considerando le vittorie nel 2011 al premio di “Architettura e Cultura Urbana” di Camerino, nel 2012 al concorso di idee per la riqualificazione del lungomare di Cala Gonone in Sardegna e ad Europan 12. Negli ultimi anni, poi, oltre alla vittoria nel contest “Periferie Urbane 2017” a Barcellona Pozzo di Gotto, sono arrivati un terzo posto al concorso di progettazione del parco sotto il Ponte di Genova (2019) e, come annunciato pochi giorni fa, il primo posto nella gara in due fasi per la rigenerazione dell’ex frigorifero militare di Cuneo.

La vision. «Gli interventi di recupero sono molto stimolanti» sottolinea Francesco Messina introducendo la filosofia del proprio studio rispetto ad una delle tematiche più attuali inerenti all’ambiente costruito: il retrofitting. «Fra i nostri primi incarichi c’è proprio un’operazione di riqualificazione di una vecchia centrale del latte a Barcellona Pozzo di Gotto, destinata ad un nuovo ruolo urbano teso alla socialità. Il know how maturato ci ha portato ad un atteggiamento che non punta a mantenere immutati i volumi, cosa che spesso accade nei centri storici, ma tende invece a evidenziare i valori fondativi dell’edificio, che sia d’autore o più anonimo. Spesso al Sud – continua Messina – ci capita di intervenire sul patrimonio esistente. Un elemento che se da un lato ci fa piacere perché ci permette di lavorare su un testo architettonico consolidato da restituire a nuovi fruitori e con nuove funzioni, dall’altro ci rammarica se pensiamo che l’espansione della città, e quindi le nuove realizzazioni, sono spesso demandate ad interventi di scarsa qualità e senza il coinvolgimento dei professionisti» e del mondo dell’architettura in generale.

Dalla teoria alla pratica. La proposta con cui Bodàr ha vinto il concorso in due fasi per l’ex frigorifero militare a Cuneo, assieme ai fiorentini di Filoferro Architetti e al giovane progettista Edoardo Fanteria, traduce esattamente l’idea di recupero dello studio. Alla chiamata della Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo (bando sulla piattaforma online del Cnappc), hanno risposto oltre 200 fra gruppi e singoli progettisti. La struttura, costruita a fine ‘800, era abbandonata da tempo. Tuttavia, negli ultimi anni l’area su cui si affaccia l’edificio ha visto nascere realtà che hanno dato vita ad un circuito culturale. Un fenomeno che ha convinto la Fondazione a considerare il lotto come elemento da restituire alla comunità trasformandolo in un luogo polifunzionale destinato alle arti. «La nostra idea, raccontata alla commissione grazie ad una prassi concorsuale che riprende la legge francese per l’architettura, è quella dell’innesto che agisce in maniera significativa sugli interni mentre, sulla facciata, solo con piccole aggettivazioni» spiega Messina. «La rimodulazione degli spazi è propedeutica all’inserimento di alcune attività come un ristorante e delle sale polivalenti. Importante la copertura, che si fa spazio pubblico. Uno dei temi che ci è sembrato importante sottolineare, infatti, era proprio quello di restituire ai cittadini più aree aperte e fruibili di quanto l’edificio ne occupi. Motivo non secondario è che da quella che sarà la terrazza si godrà di un panorama molto bello sul centro città e il massiccio del Monviso».

Cogliere le opportunità. L’ultima operazione in ordine di tempo portata a termine dallo studio è la rigenerazione di una palazzina di piccole dimensioni a Furnari (Me) che oggi ospita un bed & breakfast. A influenzare la progettazione dell’intervento la scelta della committenza di usufruire del cosiddetto Piano Casa, con possibilità di addizione volumetrica fino al 20%, oltre che dei bonus per l’efficientamento energetico che si è tradotta nel ridisegno dell’involucro. «Abbiamo progettato l’intelaiatura di cemento armato – evidenzia Messina – al fine di rimodulare l’edificio nel suo apparato costruttivo e tipologico. Allo stesso tempo abbiamo lavorato alla riconfigurazione della pelle del volume data la necessità di avvolgerlo con una superficie isolante. Partendo dal prospetto originario abbiamo così trovato una nuova dimensione estetica. L’operazione, in estrema sintesi, si è concentrata soprattutto sulla plasticità della facciata con un lavoro sulle ombre volto a caratterizzare il manufatto».

Pandemia e architettura. Inevitabile un accenno anche all’attualità, dominata dalla seconda ondata di Covid19 e a poche ore dall’entrata in vigore del nuovo Dpcm varato dal governo. «Il tema – sottolinea Messina – è circostanziato ad un preciso momento storico, ma pone una serie di domande nel rapporto fra lo spazio pubblico e privato. Al di là dell’emergenza sanitaria che ci costringe a pensare ad una rifunzionalizzazione degli ambienti come le nostre abitazioni, non si può prescindere da un ragionamento sulle aree condivise destinate alla comunità. La pandemia sta accelerando una serie di processi già in essere per quanto riguarda il costruito. Si deve andare in direzione di uno sviluppo urbano che guardi allo spazio pubblico come il perno attorno cui costruire un tessuto inclusivo».

In copertina, render della proposta vincitrice al concorso per il recupero dell'ex frigorifero militare di Cuneo ©Bodàr

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Tag: città; cultura; hospitality; rigenerazione urbana; spazi pubblici
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