Capitale Europea Cultura 2019, 6 candidate. Intervista a Salvatore Adduce, sindaco di Matera

Oltre i Sassi, la priorità di Matera è le messa in sicurezza del patrimonio

di Paola Pierotti | pubblicato: 26/09/2014
"Mi occupo di gravi problemi economico e sociale che stiamo vivendo per colpa della crisi: il settore delle costruzioni è in caduta libera. Dobbiamo da un lato frenare l’occupazione del suolo, dall’altro incoraggiare e dare fiducia perché l’altro tema chiave è quello della rigenerazione urbana"
Salvatore Adduce
Oltre i Sassi, la priorità di Matera è le messa in sicurezza del patrimonio
"Mi occupo di gravi problemi economico e sociale che stiamo vivendo per colpa della crisi: il settore delle costruzioni è in caduta libera. Dobbiamo da un lato frenare l’occupazione del suolo, dall’altro incoraggiare e dare fiducia perché l’altro tema chiave è quello della rigenerazione urbana"
Salvatore Adduce

Sindaco, come le è venuta l’idea di candidare la sua città a capitale europea della cultura?
La decisione è maturata all’interno di un lungo percorso che Matera ha fatto a partire dal secondo dopoguerra. La città ha subito una serie di importanti accelerazioni: è stata pienamente recuperata la vecchia città avendo cura di integrare i nuovi quartieri che sono stati costruito sulla base del Prg di Luigi Piccinato approvato nel 1959. Sempre negli anni Cinquanta grazie all’attenzione di Adriano Olivetti è stato realizzato il primo esperimento di borgo contadino a La Martella. A partire da questo grande patrimonio materiale e culturale, nel ’93, la città dei Sassi è stata inserita nel Patrimonio dell’Unesco, e oggi, vent’anni dopo, abbiamo deciso di attingere a questa eredità straordinaria per fare un passo avanti e centrare l’idea di sviluppo legata ad un territorio più ampio. La candidatura è stata fatta in nome e per conto di una regione, della grande area mediterranea, per dire al resto del mondo che dal sud dell’Europa arriva l’esempio creativo e innovativo di città e cittadinanza.

Con quale messaggio per gli altri paesi?
Il progetto si fonda sulla partecipazione. È un salto di prospettiva impegnativo e fortemente innovativo, culturalmente forte, che dice che il Sud, senza contare solo sull’attenzione da parte del Governo e dell’Europa deve provare a costruire da sé il proprio futuro.

Competizione tra le città. Nonostante le risorse scarse, quali strategie le Pa possono mettere in atto per lavorare sull'identità visiva e sulla loro reputazione?
Condividiamo l’idea di dover mettere alle spalle la pratica dell’occupazione forsennata del suolo. Da sindaco, oltre che da presidente del comitato Matera 2019, mi occupo di gravi problemi economico e sociale che stiamo vivendo per colpa della crisi: il settore delle costruzioni è in caduta libera. Basta guardare i numeri delle aziende chiuse, dei fallimenti, della disoccupazione. Quindi, dobbiamo da un lato frenare l’occupazione del suolo, dall’altro incoraggiare e dare fiducia perché l’altro tema chiave è quello della rigenerazione urbana.

Per il sindaco Adduce come si concilia la politica del ‘no consumo di suolo’ con quella della ‘rigenerazione urbana’?
Dobbiamo dare da lavorare a muratori, scarpellini, artigiani ma non più come è avvenuto negli anni scorsi per costruire case nuove, quartieri nuovi. Dobbiamo rigenerare quello che c’è, immaginare un percorso per i prossimi 10-20 anni capace di risistemare quello che è stato fatto finora.

E da quali quartieri bisognerebbe partire?
Tra i quartieri che meritano un intervento profondo c’è la parte di città costruita tra la fine dell’ ‘800 e l’inizio del ‘900: qui serve un’attenzione straordinaria anche in considerazione di qualche guaio grande che è stato fatto. A gennaio è crollata una palazzina e sono morte due persone. Il problema prioritario che si pongono la città e la regione è quello della messa in sicurezza del patrimonio edilizio. Servono proposte.

E se un imprenditore arriva in città pronto per investire, che garanzie le può offrire?
Lo sfiderei sul suo campo. Chiedo ai costruttori di non accontentarsi di fare proposte per costruire nuovi palazzi ma di fare progetti intelligenti che coinvolgano i cittadini. Bisogna pensare ad una modalità alternativa per partecipare alla rigenerazione dei quartieri. Ancora, per i privati mettiamo a disposizione un ufficio burocratico unico e attrezzato, insieme alla Camera di Commercio di Matera, con l’obiettivo di velocizzare e facilitare le procedure.

Il mercato riparte anche a fronte di investimenti pubblici, ci ricorda le vostre azioni in questo senso?
Guardiamo al nuovo ciclo di finanziamenti comunitari 2014-20 per investire sulla messa in sicurezza del territorio. C’erano edifici nati con un solo piano che oggi sono alzati e sono di tre o più livelli: è questo il tema su cui concentrare l’attenzione. Abbiamo presentato un progetto per il Piano-Città che prevedeva la demolizione di una scuola e la ricostruzione con criteri di bioarchitettura, Matera ha ottenuto un finanziamento di 5 milioni e stiamo predisponendo il bando di gara. Nell’ambito dello stesso progetto avevamo presentato altri quattro ambiti. Altri 5 milioni andranno proprio a La Mantella dove recupereremo il teatro e il centro sociale, 800mila euro andranno per il verde, interventi necessari in un borgo abbandonato a 60 anni dalla sua fondazione, su un’impostazione visionaria per il tempo concepita da Olivetti e Quaroni.

Nella sua visione Matera cambierà sul piano della trasformazione fisica e anche in termini di opportunità culturali. Come?
Alla fine di questo percorso verso il 2019 Matera dovrà poter offrire nuove infrastrutture ai cittadini. Stiamo lavorando molto sul tema dei musei pubblici e privati, come il Musma che è l’unico museo italiano dedicato interamente alla scultura contemporanea. Lo scorso 20 luglio al Museo nazionale d’arte medievale e moderna di Palazzo Lanfranchi è stata inaugurata la mostra ‘Pasolini a Matera. Il Vangelo secondo Matteo cinquant’anni dopo’.
La candidatura non va intesa come un programma di iniziative, se pensiamo solo di ricavare posti di lavoro è mortificante, mi auguro che questo progetto sia la molla per rimettere in moto l’industria, l’agricoltura, i servizi, con un approccio nuovo.

Che significato ha per il sindaco Adduce la partecipazione?
Abbiamo più volte riflettuto sul tema anche con la Fondazione Olivetti sul fatto che, quando si programmano le cose da fare, bisogna considerare che i cittadini sono i nuovi committenti. La mia non è una visione demagogica ma ho esperienza diretta del fatto che si possono costruire percorsi condivisi affrontando i temi della rigenerazione urbana a partire dalla sistemazione delle piazze, magari anche coinvolgendo i bambini e senza strizzare l’occhio alla alla firma delle archistar.

Matera si trova in una posizione decentrata rispetto ai grandi flussi, in quale direzione vanno le vostre strategie in termini di infrastrutture e mobilità?
Premesso che il Sud è deficitario per oltre il 40% rispetto al Nord in termini di infrastrutture, interrompiamo il circolo vizioso e lamentoso e facciamo i conti con quello che abbiamo e che funziona. Non chiediamo l’aeroporto in Basilicata, a Bari c’è un buon hub che dista 40 minuti dalla nostra città, mettiamo quindi a valore quella grande infrastruttura anche rispetto alle nostre esigenze. La piccola ferrovia che collega Matera e Bari va rimodernata ed efficientata. Concentriamoci quindi sulla rigenerazione anche in questo senso, piuttosto che lasciare le nuove iniziative sulla carta.

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