Intervista all’architetto bolognese che ha firmato le linee guida della sostenibilità per l’evento del 2015 e il padiglione Granarolo

Cucinella su Expo: "le imprese faranno il miracolo, ma la programmazione è stata assente"

di Paola Pierotti | pubblicato: 28/01/2015
"In Italia l’architettura rinascerà quando il Governo deciderà di impostare politiche di interesse pubblico con i privati: non si capisce perché lo Stato abbia rinunciato al ruolo primario della cultura. Ho l’impressione che la deriva degli ultimi anni sia di natura economica: la politica guarda solo ai numeri, ai risultati quantitativi ma queste teorie economiche non ci hanno mai portato lontano"
Mario Cucinella
Cucinella su Expo:
"In Italia l’architettura rinascerà quando il Governo deciderà di impostare politiche di interesse pubblico con i privati: non si capisce perché lo Stato abbia rinunciato al ruolo primario della cultura. Ho l’impressione che la deriva degli ultimi anni sia di natura economica: la politica guarda solo ai numeri, ai risultati quantitativi ma queste teorie economiche non ci hanno mai portato lontano"
Mario Cucinella

“Occuparsi di Expo negli ultimi quattro mesi è dimostrazione dell’incapacità italiana di gestire un evento di questa portata: concretamente se ne parla da quando è scattato il countdown 100 giorni. Questa è la data che ha fatto saltare la comunicazione, doveva essere gestito con la dovuta calma e profondità. Non c’è dubbio sarà un successo: le imprese ci metteranno tutta la loro forza per dimostrare che in Italia i miracoli si fanno, resta che ancora una volta la pianificazione non ha funzionato”. Mario Cucinella è critico sull’operazione Expo e per lui è “una follia parlare solo ora del dopo-Expo: nessuno si prenderà in dote la gestione e lo sviluppo di quest’area con un oneroso ticket di ingresso: un investimento di centinaia di milioni di euro solo per partire” ha precisato l’architetto bolognese.

Per Expo 2015 Mario Cucinella ha firmato le linee guida della sostenibilità insieme a Fondazione Lombardia per l’Ambiente e alla Building Green Futures (un’organizzazione no profit fondata dallo stesso Cucinella), è il progettista del padiglione della Granarolo, ed è uno degli architetti del vicino quartiere di Cascina Merlata (che sarà utilizzato inizialmente come Villaggio Expo).

Cucinella è uno dei progettisti del quartiere appena ultimato a Cascina Merlata. Architetto, qual è il valore aggiunto di questa operazione?
Euromilano ha concretizzato un’operazione di housing sociale, di cui tanto si parla ma poco si fa. Il quartiere sarà usato come villaggio Expo ma è questo è solo l’inizio della sua vita: un laboratorio che va incontro ad una politica di accesso alla casa, che fa sintesi tra basso costo ed alta efficienza. Un’eccezione. Quando si inizierà in Italia a fare davvero una politica del social housing? E lo stesso vale per le scuole: quando inizierà la stagione di una buona architettura scolastica?

Rimpiange il ruolo attivo del governo nella progettazione?
Il pubblico manca da troppo tempo nelle operazioni di architettura: non si può delegare tutto ai privati che si mettono in moto con inevitabili iniziative di speculazione. Manca una politica sul social housing, sulle periferie, sulle scuole, sui luoghi della cultura. Lo Stato è totalmente assente. In Italia l’architettura rinascerà quando il Governo deciderà di impostare politiche di interesse pubblico con i privati: non si capisce perché lo Stato abbia rinunciato al ruolo primario della cultura. Ho l’impressione che la deriva degli ultimi anni sia di natura economica: la politica guarda solo ai numeri, ai risultati quantitativi ma queste teorie economiche non ci hanno mai portato lontano.

Investire sulla qualità dei progetti e non sulla quantità dei progetti, come?
Non è che se si trova una soluzione per le scuole o per il social housing si è risolto definitivamente la questione urbana. Serve un piano di sistema. E’ pazzesco che in Italia da un anno e mezzo si parli di città metropolitane e di fatto si affronti il tema come questione amministrativa, di gestione di posti, e non si lavori piuttosto con un tavolo tecnico sulla qualità: si aprirebbe un interessante scenario anche per il mondo della progettazione.

Come è arrivato a MCA l’incarico di Expo per stilare le linee guida della sostenibilità?
Ci hanno chiamato quando molto era già stato fatto, alla fine. Le abbiamo pubblicate un anno fa a febbraio 2014. Sono linee guida non obbligatorie che dovevano essere messe online per dare indicazioni puntuali ai Paesi sui principi della sostenibilità, sull’uso dei materiali, su come smontare e riciclare. Il tema cardine è che il progetto deve nascere, morire ed essere riciclato. Abbiamo proposto un viaggio attraverso gli aspetti energetici, l’installazione e lo smontaggio, non è un trattato ma uno strumento pratico. Avremo voluto proporre una lista di materiali precisi ma non sarebbe stato possibile per le leggi europee sulla concorrenza, si sarebbe potuto fare di più per migliorare lo slogan della ‘sostenibilità’ con dei contenuti e con l'innovazione, a prescindere da un bollino di certificazione green che Expo 2015 avrà. Le linee guida in pillole?
Tre  capitoli dedicati al progetto, alla costruzione, allo smaltimento e riuso. Sei grandi temi: energia, materiali e tecnologie, acqua, suolo, aria e rifiuti. Sessanta pagine di strategie pratiche.

Cosa si sarebbe potuto fare utilizzando meglio gli anni di avvicinamento al 1 maggio 2015?
Si poteva fare una vera politica di recupero dei padiglioni, coinvolgendo Comuni e Regioni, l’Italia si sarebbe potuta impegnare per fare una politica di riuso con scopi sociali. Mancassero ora altri quattro anni all’evento si potrebbe fare una mappa e comunicare il progetto, invece finirà che per un periodo lunghissimo si discuterà cosa fare del dopo-Expo, ci si rimpallerà la questione su chi dovrà pagare lo smontaggio..

Per Granarolo, come è arrivato l’incarico allo studio Mario Cucinella Architects?
Hanno fatto una piccola competizione e siamo stati scelti insieme a Tarpini Production per un piccolo progetto, per una superficie di circa 300 mq dove attraverso l’uso dei video racconteremo la filiera del latte, “the milk experience”. Granarolo è uno dei tre grandi player del settore latte e derivati e all’interno del suo spazio andrà fatto un raccolto dall’agricoltura al prodotto. Il 15 febbraio monteremo lo stand in un capannone e appena possibile lo installeremo all’interno degli spazi del Cardo nell’area Expo.

Il concept del progetto Granarolo?
L’allestimento materializzerà un cielo denso di informazioni attraverso l’uso della luce e della proiezione, immergendo i visitatori in una nuvola carica di stimoli e contenuti visuali interattivi. L’allestimento esplora il tema del latte come principio creativo e riflette su questo alimento come prima fonte nutritiva dell’uomo. L’immagine stellare della via lattea è il simbolo del carattere originario del latte.

Il progetto impiega superfici traslucide per ridisegnare lo spazio e creare un ambiente immateriale fluido e continuo. Il padiglione viene trasfigurato in una cavità organica costituita da strati sovrapposti di membrane semitrasparenti che si ripiegano su se stesse seguendo geometrie curvilinee in modo da espandere la superficie verticale e addensare lo spazio espositivo. Il padiglione viene realizzato con profilati di alluminio assemblati a secco realizzati con materiali riciclati e riciclabili e da teli Barrisol, prodotti con materia di recupero e a loro volta riutilizzabili.

Secondo Cucinella, Expo sarà un’occasione per l’internazionalizzazione per i professionisti italiani?
Per raggiungere questo scopo basterebbe prendere i modelli tedeschi, inglesi e francesi dove i ministeri degli Esteri e dell’Economia portano avanti una politica seria. Prima questione: in Italia siamo troppi progettisti e non competitivi: gli studi tedeschi sanno fare stadi, aeroporti, ospedali; qui i professionisti fanno qualche scuola, ingressi di ospedali, lounge di aeroporti. Secondo tema: quando entra in gioco un progettista tedesco lavorano anche le imprese tedesche, si fa sistema. L’Italia si deve presentare come team di competenze, hanno poco senso le ‘missioni’ riservate ai soli costruttori. Terzo aspetto: bisognerebbe saper selezionare il meglio ed esportare il know how sul paesaggio, il design, il riuso, e poi avere un ministero che va a stringere accordi commerciali, altrimenti troppe volte i singoli ci provano da soli e prendono schiaffi. Nel mondo reale i committenti capiscono in un secondo se sei organizzato e se hai le competenze necessarie per affrontare l’incarico, ecco perché resta prioritaria una politica di convergenza per esportare la nostra materia grigia.

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Tag: masterplanning
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