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Aspettando Saie 2016. Intervista al direttore Lorenzo Bellicini che anticipa il rapporto congiunturale

Cresme: Il mercato della ristrutturazione sismica vale 300 miliardi di euro in vent’anni

di Paola Pierotti | pubblicato: 30/09/2016
"Solo il 5% degli edifici in zona a rischio elevato è stato realizzato negli anni 2000, quando le norme tecniche hanno imposto criteri molto più restrittivi che in passato”
Lorenzo Bellicini, Cresme
Cresme: Il mercato della ristrutturazione sismica vale 300 miliardi di euro in vent’anni
"Solo il 5% degli edifici in zona a rischio elevato è stato realizzato negli anni 2000, quando le norme tecniche hanno imposto criteri molto più restrittivi che in passato”
Lorenzo Bellicini, Cresme

Secondo la classificazione sismica dei comuni italiani della Protezione Civile (marzo 2015) il 44% del territorio nazionale (133mila kmq) è in area ad elevato rischio (zona sismica 1 o zona sismica 2) pari al 36% dei comuni italiani (pari a 2.097). In queste aree risiedono 22,2 milioni di persone, 8,9 milioni di famiglie, si trovano oltre 6,1 milioni di edifici di cui quasi 1 milione ad uso produttivo con 4,7 milioni di addetti distribuiti in 1,5 milioni di unità locali. Considerando le dinamiche insediative rispetto al 2001, a parità di comuni esposti a rischio elevato, la popolazione residente nelle aree è aumentata del 4% e il numero di edifici realizzato in questi comuni è aumentato del 7,6%. Questo è il quadro delineato dal Cresme sul rischio sismico in Italia, che verrà approfondito nel XXIV rapporto congiunturale che sarà presentato a Bologna, il 18 ottobre, nel contesto di Saie 2016.

“Lo stato di fragilità che caratterizza il contesto territoriale italiano rispetto a sismi, frane e alluvioni è un dato di fatto. Il sisma che ha colpito il centro Italia a fine agosto – spiega Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme - mostra come, pur conoscendo la gravità del problema dell’esposizione al rischio naturale, non siamo pronti a convivere con le caratteristiche di fragilità del nostro Paese, senza far pagare alla popolazione i costi del rischio”.

Il Cresme anticiperà al Saie i primi risultati di un approfondimento puntuale fatto sulla dimensione del rischio naturale a livello nazionale, a seguito della pubblicazione nel 2015-2016 dell’aggiornamento delle carte del rischio sismico e idrogeologico. “La quota più consistente di edifici esposti al rischio – spiega Bellicini - ha un uso prevalentemente residenziale, pari a 12,9 milioni di unità, mentre gli edifici per le attività produttive sono quasi 991mila, di cui 213mila in zona sismica 1 e 778mila in zona 2”. Ecco che secondo il Cresme, nei prossimi vent’anni il mercato della ristrutturazione sismica vale 300 miliardi di euro.

Il rischio potenziale per le strutture edilizie è elevato. “Oltre il 56% degli edifici residenziali esistenti nelle zone sismiche 1 e 2 è stato realizzato prima del 1970: si tratta dunque di un patrimonio che non prevede l’utilizzo di tecniche costruttive antisismiche. Soltanto il 5% degli edifici in zona a rischio elevato – spiega il Cresme - è stato realizzato negli anni 2000, quando le norme tecniche hanno imposto criteri molto più restrittivi che in passato”. Si consideri anche che oltre il 55% degli edifici esistenti nelle aree ad elevato rischio sono realizzati con muratura portante e soltanto il 33% con strutture il calcestruzzo armato.

Questo articolo è pubblicato anche su saie.it e su edilio.it

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