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L’avvocato Massimo Frontoni, amministrativista, ragiona sulla previsione inserita nella legge di bilancio

Progettazione opere pubbliche, meglio un fondo della Centrale unica

di Elena Pasquini | pubblicato: 19/11/2018
La Centrale  unica di Progettazione, qualora costituita, rappresenterebbe un formidabile collo di bottiglia con il rischio di bloccare sine die la realizzazione delle opere
Massimo Frontoni
Progettazione opere pubbliche, meglio un fondo della Centrale unica
La Centrale  unica di Progettazione, qualora costituita, rappresenterebbe un formidabile collo di bottiglia con il rischio di bloccare sine die la realizzazione delle opere
Massimo Frontoni

L’articolo 17 del Ddl Bilancio 2019 prevede l’istituzione di una Centrale per la progettazione delle opere pubbliche con autonomia amministrativa, organizzativa e funzionale, di cui possono avvalersi le amministrazioni centrali e gli enti territoriali interessati alla progettazione di opere pubbliche. L’affidamento della progettazione delle opere pubbliche è previsto ai sensi degli articoli 23 e 24 del Codice dei contratti pubblici (Dlgs n. 50/2016) con cui si disciplinano rispettivamente i livelli della progettazione e l’affidamento interno o esterno alle amministrazioni aggiudicatrici della progettazione stessa.

Nel dossier preparato dal Centro Studi della Camera dei deputati sono riassunti i cinque i compiti che le vengono affidati:

  1. Progettazione di opere pubbliche
  2. Gestione delle procedure d’appalto per conto della stazione appaltante interessata;
  3. Predisposizione di modelli di progettazione per opere simili o con elevato grado di uniformità e ripetitività;
  4. Valutazione economica e finanziaria del singolo intervento
  5. Assistenza tecnica alle amministrazioni coinvolte nel parternariato pubblico/privato.

La previsione di istituire una Centrale per la progettazione delle opere pubbliche ha già provocato la reazione di Oice (Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria), Rete delle professioni tecniche (Rtp) e Ance (Associazione nazionale costruttori edili), preoccupati di un blocco del settore che ancora fatica ad uscire da una situazione di stagnazione, soprattutto sul mercato interno. Alla bocciatura si è associato anche il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori (Cnappc), ritenendo «inaccettabile l’ipotesi contenuta nella legge di bilancio» (qui il comunicato).

PPANthebrief ha ragionato con l’avvocato Massimo Frontoni, titolare di MFA (Massimo Frontoni Avvocati) - esperto di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture e di normativa antimafia - sulle criticità rilevabili dal testo dell’esecutivo, sullle possibili ricadute sul mercato e di eventuali proposte alternative.

Cosa pensa della norma inserita in legge di bilancio?

«La previsione lascia perplessi e richiama alla mente la genesi dell’attuale codice dei contratti, introdotto con il Dlgs 50/2016. Nato dichiaratamente per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche, registra, invece, difficoltà applicative: a due anni e mezzo dalla frettolosa entrata in vigore, il Codice è ancora in attesa di numerosi provvedimenti attuativi. Tra questi, di quello relativo all’istituzione di un sistema di qualificazione delle Stazioni Appaltanti – che avrebbe un oggettivo effetto proattivo - si sono perse le tracce dopo la circolazione di una bozza di decreto ministeriale.
Ora, sempre al fine di «rilanciare gli investimenti pubblici», il Governo pensa di istituire una Centrale di Progettazione che rappresenti «un centro di competenze specifico per la progettazione tecnico-economica».

Quali potrebbero essere gli elementi critici?
«Prima ancora di esprimere un giudizio di merito, basta osservare, che questa struttura dovrebbe avere alle sue dipendenze appena 210 tecnici, dei quali non sono peraltro indicati i requisiti professionali minimi. In più, dovrebbe - già dal 1° gennaio 2019 - «occuparsi, oltre che della progettazione, della gestione delle procedure di appalto per conto della stazione appaltante interessata, della predisposizione di modelli di progettazione per opere simili o con elevato grado di uniformità e ripetitività, della valutazione economica e finanziaria del singolo intervento e di assistenza tecnica alle amministrazioni coinvolte nel partenariato pubblico/privato».
Come possano 210 tecnici fare fronte, da inizio anno, a questa congerie di attività non è dato sapere, anche perché la bozza prevede la possibilità di assunzioni extra ordinem di soli 50 dipendenti (proprio per «garantire l’immediata operatività»), mentre per gli altri dovranno essere seguite le procedure ordinarie di reclutamento. Quello che è certo che, ove mai costituita, la Centrale rappresenterebbe un formidabile collo di bottiglia con il rischio di bloccare sine die la realizzazione delle opere, completando quel processo di distruzione del tessuto economico del settore, attestato dalla crisi dei maggiori player infrastrutturali del Paese».

Dal punto di vista giuridico, quali sono gli aspetti problematici?
«In primo luogo, l’adeguato possesso dei requisiti di qualificazione per l’attività di progettazione in capo ai dipendenti della Centrale, tema essenziale e del tutto dimenticato nella bozza. Ma sono numerosi i temi: pensiamo a firma dei progetti, coperture assicurative, commistione tra funzioni (di progettazione e di gestione delle procedure di appalto), creazione di un monopolio anticoncorrenziale e il diniego di accesso alla professione per i giovani ingegneri.
Vista la gratuità delle prestazioni della Centrale per le amministrazioni che vi accederanno, infatti, nessun amministratore pubblico ricorrerebbe mai alle prestazioni libero professionali».

Quale potrebbe essere, secondo lei, la soluzione per rilanciare gli investimenti pubblici?
«Condivisa la finalità di sviluppo dichiarata dal Governo, mi sento di aderire alla proposta del Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, Carla Cappiello, che ha lanciato l’idea di utilizzare i 100 milioni di euro previsti nell’articolo 17 non per l’istituzione della Centrale, ma come dote di un fondo rotativo per la progettazione a cui possano accedere le amministrazioni pubbliche per l’affidamento delle attività di progettazione, secondo criteri di concorrenza e trasparenza».

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