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Lezione al Maxxi di Roma: Cosa sarà la prossima Triennale di Milano con Broken Nature

Oltre la sostenibilità, il design ricostituente spiegato da Paola Antonelli

di Paola Pierotti | pubblicato: 18/02/2019
Dalla sostenibilità come concetto punitivo, alla responsabilità etica attraverso il design che, oltre a trasmettere bellezza, può avere la stessa forza della scienza
Oltre la sostenibilità, il design ricostituente spiegato da Paola Antonelli
Dalla sostenibilità come concetto punitivo, alla responsabilità etica attraverso il design che, oltre a trasmettere bellezza, può avere la stessa forza della scienza

Paola Antonelli, dal Moma di New York al Maxxi di Roma, per raccontare la sua prossima Triennale di Milano. È un paese che, con la cultura, prova a fare sistema quello raccontato nel museo della capitale con la presentazione in anteprima della mostra Broken Nature che aprirà i battenti dal 1 marzo 2019. Un’occasione, colta dalla presidente del Maxxi Giovanna Melandri per anticipare che “con oggi parte un percorso che legherà le due istituzioni internazionali, quali sono il Maxxi e la Triennale, in un dialogo e scambio costante, in campi di ricerca trasversali e con obiettivi comuni. E a breve sarà lanciato congiuntamente anche un premio per l’architettura internazionale”.

Non solo, “arriverà anche un concorso per ampliare la sede della Triennale di Milano, con un’ala dedicata al design” ha annunciato Lorenza Baroncelli, romana, direttore artistico della Triennale sotto la presidenza Stefano Boeri, intervenuta nel dibattito ricordando l’impegno dell’istituzione milanese nei confronti dei diversi linguaggi artistici e creativi.

Intanto per il 2019 i fari sono tutti puntati sulla Triennale ideata dalla senior curator del dipartimento di architettura e design e direttrice del reparto ricerca e sviluppo del Moma. Antonelli ha lavorato con una squadra interdisciplinare per mettere a punto un programma che si focalizza sul “design ricostituente”. “Il design è una forma mentale, una forma politica, così come lo è la natura. Il design e l’architettura – ha spiegato Paola Antonelli - possono aiutarci a fare i conti con una vita che si occupa anche di altre specie e che guarda al di là degli interessi immediati”.

La frammentarietà della natura causata dall’uomo è stata rappresentata da una serie di icone, studiate dalla designer ucraina Anna Kulachek, che è anche l'art director dello Strelka Institute di Mosca, che saranno disseminate nel percorso espositivo e “sintetizzeranno i punti di pressione su cui si può agire, come cittadini – spiega la Antonelli - proprio per avere un atteggiamento ricostituente verso il mondo”.

Un centinaio di oggetti in mostra faranno luce sul collegamento tra design, comportamenti umani e vivere insieme. Antonelli cita Felix Guattari spiegando che “è impossibile cambiare la mentalità senza cambiare la sfera sociale e materiale. Siamo di fronte a un circolo che spinge a postulare la necessità di fondare un’ecosofia che crei un legame tra ecologia ambientale, ecologia sociale e ecologia mentale”.

Tra i protagonisti della Triennale 2019 anche Neri Oxman architetto e designer, professore al MIT Media Lab, fondatrice e direttrice del gruppo di ricerca Mediated Matter, che indaga come il digital design e le tecnologie costruttive possano agire come mediatori tra gli umani e l’ambiente per trasformare in modo radicale la progettazione e la costruzione del mondo che ci circonda. “Il loro progetto per la XXII Triennale – racconta Antonelli - utilizzerà la melanina, il pigmento naturale la cui concentrazione definisce il colore della pelle umana, in scala architettonica. Il lavoro di Neri Oxman e del Mediated Matter Group sarà quindi una dimostrazione di come il design, a tutte le scale, possa essere un commento potente, poetico e rigorosamente scientifico, sui pregiudizi e gli errori umani”. Non solo, Neri Oxman e Mediated Matter realizzeranno un padiglione dove l’impianto architettonico sarà ultimato dai bachi da seta, “nell’idea che i saperi e le tecniche della natura – commenta la curatrice – debbano interagire con altre specie, e non siano in capo solo a quella umana”.

Se la sostenibilità è stata spesso intesa e raccontata come concetto punitivo, con Broken Nature si sposta l’attenzione sulla responsabilità etica, guardando al futuro attraverso il design che, oltre a trasmettere bellezza, può avere la stessa forza della scienza.

“Broken Nature sarà una mostra per i cittadini, per trasmettere un’idea della complessità dei sistemi in cui viviamo – dice la Antonelli – e per dare degli elementi per valutare i cambiamenti in atto”. In questo racconto, per tenere insieme dati e narrativa, è stata coinvolta la società Accurat.

Dal cambiamento agli equilibri cosmici “con fossili del futuro – si cita a titolo di esempio – che incorporano pezzi di plastica, piuttosto che con prodotti in ceramica come quelli ideati da Alex Goad per provare a ricostruire il corallo che sta per scomparire lungo le barriere, o ancora con i tacchi di Sputniko! che camminando, depositano semi di colza con l’idea che potranno aiutare il terreno di Fukushima a riprendersi dalla radioattività”.

Dalla scala più fantasiosa alla vita di tutti i giorni. Ecco allora che ci pensano i designer olandesi di Sun+ che in alternativa alle protezioni solari che depositano film dannosi sulle acque dei mari, stanno studiando dei tessuti con dei filtri incorporati. Tra gli altri protagonisti anche Transitory Yarn con Alexandra Fruhstorfer, impegnati sui temi dell’economia circolare, piuttosto che gli americani The Living che stanno studiando nuovi sistemi costruttivi dove i muri si assemblano con componenti naturali, riciclate e non tossiche, e si solidificano senza additivi aggiunti.

Sotto traccia l’architettura continua ad essere protagonista e con Broken Nature diventa occasione per contaminare mondi diversi ed esplorare strade impensate, come accade con Forensic Oceanography e Forensic Architecture che, con gli strumenti e le tecniche dell’architettura e dell’ingegneria, hanno collaborato con le associazioni internazionali per l’operazione Iuventa rileggendo i fatti, documentandoli, e dimostrando la relazione che ci può essere con la stessa politica.

Piante e animali, progetti lirici e altri scientifici, osservazione sulla vita quotidiana e fari puntati sulle realtà più delicate come quella siriana (attraverso un collettivo di architetti locali), Broken Nature sarà una scoperta per addetti ai lavori e non.

Immancabile un riferimento al food. Con Jane Withers torna in scena il Wonderwater Cafe presentato alla settimana del design di Pechino nel 2011: servendosi al bar della Triennale si potrà conoscere l’acqua necessaria per produrre il cibo che si consumerà. E con Arabeschi di Latte si potranno imparare nuovi modi per filtrare l’acqua il modo naturale. Esperimenti, esperienze, all’insegna della cultura di un mondo tutto da conoscere e vivere con consapevolezza.

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Tag: cultura
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