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Storie delle aree interne da valorizzare attraverso uno studio su criticità e opportunità

Sigest ed AIM raccontano i “Borghi Rinati”

di Francesco Fantera | pubblicato: 18/07/2019
"La vita nei borghi rigenerati può rappresentare un’alternativa all’abitare in città, promuovendo un modello slow da contrapporre allo stress della città globale, un uso sostenibile delle risorse locali contro la forza energivora delle metropoli"
Carlo Berizzi
Sigest ed AIM raccontano i “Borghi Rinati”
"La vita nei borghi rigenerati può rappresentare un’alternativa all’abitare in città, promuovendo un modello slow da contrapporre allo stress della città globale, un uso sostenibile delle risorse locali contro la forza energivora delle metropoli"
Carlo Berizzi

Lo spopolamento dei centri minori, le azioni di difesa dall’abbandono e gli interventi che hanno portato a rinascere i borghi dimenticati. Su questi tre elementi è stato costruito “Borghi rinati”, volume a cura di Carlo Berizzi e Lucia Rocchelli, edito da Il Poligrafo. Il libro nasce da una joint venture fra Sigest, player attivo da circa trent’anni nel mondo del real estate lombardo, e Associazione Interessi Metropolitani (AIM), soggetto no profit costituito nel 1987 a Milano. La pubblicazione si aggiunge a “Piazze e spazi collettivi”, frutto sempre dalla collaborazione fra queste due realtà attente, per diversi motivi, all’evoluzione del modo di vivere il costruito. 

«Il volume nasce dalla necessità di comprendere le dinamiche in atto nel nostro territorio mirate alla valorizzazione e al supporto delle esperienze virtuose». A sottolinearlo è il Fondatore e CEO di Sigest, Vincenzo Albanese, intervenuto durante la presentazione del libro che si è tenuta ieri a Milano. «Il motivo che ci ha spinto ad approfondire un tema che a prima vista potrebbe sembrare distante dalla nostra attività, è presto detto. Ci siamo resi conto che l’idea di una Milano città-stato è anacronistica. Qualsiasi metropoli da sola non è in grado di competere a livello globale senza fare sistema con l’intero Paese di cui fa parte. In questo senso, l’esempio delle Olimpiadi “Milano-Cortina 2026” è lampante. Il capoluogo lombardo è la punta di diamante di un mondo più ampio e complesso da cui trae linfa ed a cui deve restituire successo e visibilità».

Genesi e contenuti. La scintilla che ha spinto la Sigest ad esplorare la realtà dei borghi delle cosiddette aree interne, si è accesa alla Biennale di Architettura di Venezia dello scorso anno. Nell’occasione, il Padiglione Italia firmato da Mario Cucinella e denominato “Arcipelago Italia”, si concentrava proprio sulle realtà periferiche e minori elevandole a simbolo dell’identità culturale nostrana. Partendo da questa concezione, il volume inquadra il tema a livello nazionale approfondendo il dibattito sul futuro di questo luoghi anche grazie ad un dialogo fra gli autori e Cucinella, da anni attivo nel processo di mappatura dei progetti di riuso del patrimonio delle aree interne. In queste zone, che agli occhi di un osservatore poco attento potrebbero sembrare sospese nel tempo, vivono oltre 10 milioni di abitanti su una superficie che è pari al 55% del territorio italiano. Ed è proprio qui che si trovano buona parte dei parchi naturali e delle aree di pregio naturalistico.

Ma quali sono gli strumenti utili per far rinascere questi luoghi? «È importante comprendere come gli stessi cambiamenti che portano alla crisi dei micro sistemi urbani – spiega Albanese – contengano spesso gli elementi propulsori per una nuova rinascita. Le nuove tecnologie digitali, ad esempio, offrono infinite modalità di vivere, lavorare e abitare, consentendo di immaginare soluzioni innovative per il recupero e la rivitalizzazione delle piccole realtà. Siamo ben consapevoli di come la tecnologia sia soltanto uno degli strumenti che consente di realizzare progetti straordinari, ma è comunque fondamentale e diversi casi studio che abbiamo individuato lo dimostrano».

Ed è proprio attraverso l’analisi delle best practice che risulta come le nostre aree interne siano territori fragili e da valorizzare, supportare e promuovere, anche attraverso l’acquisizione della consapevolezza del patrimonio urbanistico, ambientale ed enogastronomico che rappresenta. «La vita nei borghi rigenerati può rappresentare un’alternativa all’abitare in città» racconta il Presidente di AIM, Carlo Berizzi. «Come? Promuovendo un modello slow da contrapporre allo stress della città globale, un uso sostenibile delle risorse locali contro la forza energivora delle metropoli, un’interdipendenza fra attività produttive e cura del territorio. Il tutto per contrapporsi ai fenomeni di dissesto idrogeologico e impoverimento del suolo, per abbracciare uno stile di vita socialmente condiviso e per proporre un’alternativa alla solitudine globale e ai rischi per la salute derivati dalla cultura urbana»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tag: città; cultura; spazi pubblici
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