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Il nuovo progetto di ifdesign per un centro diurno a Erba

Architettura e disabilità: un binomio possibile

di Chiara Brivio | pubblicato: 05/08/2020
Un’iniziativa che ha permesso a persone con disabilità ed in diversi gradi di difficoltà di essere attivamente partecipi dell’attività di progettazione.
Architettura e disabilità: un binomio possibile
Un’iniziativa che ha permesso a persone con disabilità ed in diversi gradi di difficoltà di essere attivamente partecipi dell’attività di progettazione.

Un edificio al cui progetto hanno contribuito le stesse persone che la frequenteranno: è questo il cuore dell’intervento dello studio milanese ifdesign per la nuova sede di Noivoiloro a Erba (Co), ONLUS che da molti anni si occupa di giovani, persone con disabilità ed in diversi gradi di difficoltà, che oggi può contare su 290 volontari. Un progetto “sociale” a 360 gradi che coniuga l’attenzione all’architettura con l’attenzione alla persona. Un luogo che, come si legge nella descrizione del centro, è attrezzato per «offrire accoglienza e servizi di diversa natura con particolare attenzione alle persone disabili» e che «rappresenta un’importante risorsa che arricchisce le opportunità offerte dal territorio non solo per le persone disabili ma per tutti i cittadini». Un intervento che si distribuisce su una superficie lorda di quasi 900 mq, costato 850mila euro.

Per il complesso, lo studio guidato da Franco Tagliabue Volontè e Ida Origgi, ha previsto sia gli edifici dei laboratori artigianali - dove lavorano circa 25 persone in attività di assemblaggio - che un centro socio-educativo. Ad essi si aggiungono una mensa-ristorante, un salone polifunzionale e alcuni spazi aperti. Il vero “cuore” dell’intervento sta tuttavia nell’aver coinvolto gli ospiti del centro, persone con diverse disabilità cognitive, nella progettazione stessa. Sono stati loro infatti, secondo le proprie attitudini e creatività, a disegnare il tracciato e la disposizione delle luci, dei tubi metallici navali dei cavi elettrici e delle scatole di derivazione, concepite dagli architetti come il “sistema nervoso” dell’edificio. Un’iniziativa che, oltre che a impegnare in laboratorio le persone creando dei modelli bidimensionali della facciata, ha permesso loro di essere attivamente partecipi dell’attività di progettazione. Un tracciato che, come sottolineano da ifdesign, può sembrare «illogico, ma straordinariamente creativo».

La parte dei laboratori è composta da due corpi di fabbrica di 550 mq di superficie dove, in un’ottica di versatilità, la maggior parte degli spazi è stata lasciata volutamente libera per permettere al committente di riutilizzarla per usi diversificati e sfruttare al meglio tutte le occasioni di socialità e di scambio con la cittadinanza. Una scelta che lo studio ha intrapreso anche per tutti gli spazi esterni del centro. Inoltre, il fatto che l’associazione provveda al proprio finanziamento attraverso le attività per terzi e non da finanziamenti pubblici, ha spinto i progettisti ad impiegare materiali semplici, come la vetroresina verde utilizzata per la facciata. I prospetti posteriori sono stati lasciati privi di intonaco e finiti con muratura portante in blocchi “poroton” a vista smaltati. Anche gli impianti sono stati pensati per una massima efficienza energetica, attraverso l’installazione di pompe di calore e pannelli fotovoltaici.

Per quel che riguarda il blocco socio-educativo, gli spazi ospitano tre uffici, una lavanderia, un magazzino e il minialloggio. Per le pareti interne è stata mantenuta la finitura a rustico con un rivestimento di intonaco e, attraverso l’installazione di una grande finestra, si è data luce al corridoio. 
Lo spessore complessivo della muratura misura 65 cm, anche in questo permettendo un ottimo isolamento e, conseguentemente, una riduzione dei consumi. 

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Tag: uffici
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