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Decarbonizzare e umanizzare le città: politiche, azioni, formazione e partecipazione

Ada Colau e Anne Hidalgo, a lezione di urbanità con le due sindache di Barcellona e Parigi

di Chiara Brivio | pubblicato: 22/03/2021
«Dobbiamo sviluppare una città sostenibile che sappia coniugare aspetti ecologici, economici e sociali»
Carlos Moreno
Ada Colau e Anne Hidalgo, a lezione di urbanità con le due sindache di Barcellona e Parigi
«Dobbiamo sviluppare una città sostenibile che sappia coniugare aspetti ecologici, economici e sociali»
Carlos Moreno

Verde, salubrità, spazi pubblici accessibili a tutti, mobilità dolce, strade e luoghi a misura di famiglie, partecipazione attiva dei cittadini al processo decisionale locale. In altre parole, una qualità della vita più alta. Potrebbero essere queste le caratteristiche che gli abitanti delle grandi città del mondo sognerebbero per i propri centri urbani, soprattutto nell’era post-Covid e dopo mesi di confinamento in spazi spesso angusti e non adatti al connubio vita domestica/lavorativa.

In Europa sono almeno 2 le città che hanno intrapreso questo percorso di decarbonizzazione e di ‘umanizzazione’, se così si può dire, dei loro centri, e non a caso entrambe sono guidate da due sindache: Ada Colau a Barcellona e Anne Hidalgo a Parigi. Se la città catalana è diventata famosa per i “superblocchi” (superilles), nella capitale francese la Hidalgo ha assoldato l’accademico Carlos Moreno, professore alla Sorbona e padre della “città del quarto d’ora”, per realizzare il sogno di una metropoli più vivibile. Una teoria, quella del professore franco-colombiano, che affonda le radici nel lavoro dell’intellettuale americana di inizio secolo Jane Jacobs, contraria ad una pianificazione ordinata e imposta dall’alto, e che invece vedeva nella “strada” e nel caos urbano la vera essenza e vitalità delle città e di coloro che la abitano.

La città dei 15 minuti, come ha recentemente spiegato Moreno in un incontro organizzato dall'Ispi nell’ambito della Milano Digital Week, sarà ancora più importante da realizzare nel post-pandemia, dove «dovremo mantenere il distanziamento fisico, ma allo stesso tempo anche l’intensità sociale». Basato sui concetti di ecologia, mobilità dolce, prossimità e minore densificazione, policentricità e solidarietà tra gli abitanti a favore anche delle fasce più fragili della popolazione, questo modello potrà presumibilmente essere la risposta più adeguata alla crisi post-Covid.

E la partecipazione attiva dei cittadini alle decisioni intraprese dagli amministratori è un altro elemento su cui puntano Hidalgo e Colau. «Parigi ha il più grande progetto in corso di bilancio partecipativo, con 800 milioni di euro già stanziati per permettere alle persone di investire localmente, in diverse zone della città» ha aggiunto Moreno, facendo riferimento anche allo slogan della Hidalgo per le scorse elezioni, “Paris en commun”, che faceva leva proprio sulla possibilità di far decidere ai cittadini, attraverso delle consultazioni, come spendere il 25% del budget rivolto agli investimenti.

Il cambio di paradigma, continua, dovrà essere triplice «dobbiamo sviluppare una città sostenibile che sappia coniugare aspetti ecologici, economici e sociali – ha continuato Moreno – Saranno necessarie nuove azioni ecologiche concrete, un modello economico positivo, di contrasto alla povertà, e, infine, di ricreare un nuovo tessuto sociale, legato alla policentricità e alla prossimità. È nostro dovere proporre un ambizioso piano di politica urbana» ha concluso. E l’innovazione tecnologica sarà centrale in questo processo, come ha sottolineato anche Francesca Bria, presidente del Fondo nazionale innovazione, ma non dovranno mai essere città dove le decisioni saranno imposte dall’alto da una tecnocrazia, ma sempre con processi bottom-up.

Ma per quanto riguarda il real estate, come dovranno cambiare le cose? «L’amministrazione di Parigi ha sviluppato un nuovo modello di real estate commerciale, di proprietà della città al 100%, dove la città compra metri quadrati e poi li rimette sul mercato delle locazioni, in modo da favorire l’insediamento di attività commerciali locali, come anche gallerie d’arte e negozi per il riuso, senza la pressione del mercato immobiliare tradizionale e della speculazione» ha spiegato. «Si è iniziata a fare la stessa cosa anche in ambito residenziale (il “Foncière de la Ville de Paris” ndr). Il nostro obiettivo è di promuovere questa modalità immobiliare in tutti i settori, come commercio, sport, attività culturali, istruzione, avendo i beni comuni sempre al centro» ha concluso. Tutto ciò perché la città mantiene calmierati i prezzi di abitazioni e attività commerciali, rendendoli accessibili anche alle classi meno abbienti, favorendo così la mixitè sociale.

Ma non finisce qui. In ambito di educazione digitale, «è stata creata la prima scuola gratuita dedicata a bambini e adolescenti, la Tumo, per promuovere la creatività e l’educazione tecnologica – ha continuato il professore – Al momento sono più di 3mila i ragazzi che la frequentano. A questa si aggiunge un nuovo progetto per la creazione di un’accademia del clima, che avrà diverse sedi dislocate in vari punti della città, dove si terranno delle attività didattiche e di sensibilizzazione al cambiamento climatico».

Immagine di copertina: Parigi, ©Anthony Rodriguez via Pexels

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Tag: città; rigenerazione urbana; spazi pubblici
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